Italia In acque italiane, ma senza permesso di sbarcare: stallo per la Open Arms

ATS / sam

15.8.2019 - 21:04

La nave, al largo di Lampedusa
La nave, al largo di Lampedusa
Source: KEYSTONE/EPA ANSA/ELIO DESIDERIO

In acque italiane, ma senza il permesso di sbarcare. È stallo sulla Open Arms e i 147 migranti a bordo da 14 giorni, di cui circa 30 minori. «Al riparo, ma non abbiamo il permesso di entrare in porto», fanno sapere dalla ONG spagnola.

È però stato autorizzato, nella serata di giovedì, lo sbarco a cinque dei migranti per motivi psicologici e perché bisognosi di soccorsi sanitari. Ad accompagnarli quattro familiari, quindi complessivamente sono nove persone.

Stremati a livello psicologico

Si tratta di eritrei e somali che risulterebbero stremati a livello psicologico, motivo per il quale s'è deciso di farli sbarcare. La polizia italiana si sta occupando di sovrintendere alle operazioni di approdo. Sono pronti anche i mezzi di soccorso che trasferiranno, in primissima battuta, i migranti bisognosi di cura e assistenza al poliambulatorio.

«Cinque evacuazioni urgenti in 14 giorni. Cosa aspettano ad autorizzare lo sbarco di tutte le persone a bordo, che l'emergenza medica diventi insostenibile? Quanta crudeltà», commenta la ONG Open Arms in un tweet.

In acque italiane per volontà di due ministri

L'ingresso in acque italiane è stato possibile dopo la mancata firma da parte dei ministri italiani della difesa, Elisabetta Trenta, e delle infrastrutture, Danilo Toninelli, del secondo divieto di ingresso voluto dal ministro Matteo Salvini (che molto ha fatto arrabbiare il premier italiano Giuseppe Conte, che si è espresso in una «lettera aperta» su Facebook contro il ministro della Lega) dopo che il Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio aveva deciso la sospensiva del primo provvedimento di stop.

Permane il mancato permesso di sbarco

Il decreto sicurezza bis infatti prevede che il divieto di ingresso sia deciso dal Viminale «di concerto con il ministro della difesa e con quello delle infrastrutture e dei trasporti, secondo le rispettive competenze» e poi comunicato «al presidente del Consiglio dei ministri».

Permane invece il mancato permesso di sbarco. Quest'ultimo infatti deve essere autorizzato dalla Prefettura, in questo caso quella di Agrigento, dunque in sostanza dal Viminale. La Prefettura poi predisporrà la macchina organizzativa.

In ballo anche il ricorso del Viminale

In alcuni casi precedenti, l'ultimo quello della Sea Watch e prima ancora della Alex, lo sbarco dei migranti è avvenuto dopo che l'autorità giudiziaria aveva posto sotto sequestro l'imbarcazione e aperto un fascicolo d'indagine: lo sbarco in questa fattispecie è stato conseguenza del sequestro della nave, atto istruttorio necessario per accertare gli ipotizzati reati.

Sulla Open Arms pende anche il ricorso al Consiglio di Stato del Viminale contro la decisione del Tar del Lazio che in sede monocratica ha sospeso il primo divieto d'ingresso deciso dal Ministero dell'Interno italiano ravvisando «una situazione di eccezionale gravità e urgenza» nonché «un vizio di eccesso di potere per travisamento dei fatti e di violazione delle norme di diritto internazionale del mare in materia di soccorso».

Situazione di enorme stress psicologico e disagio

Inoltre il Tar «ritenuto, quanto al «periculum in mora», che sicuramente sussiste, alla luce della documentazione prodotta (rapporto medico, relazione psicologica, dichiarazione capo missione)» ha sospeso il divieto di ingresso «al fine di consentire l'ingresso della nave Open Arms in acque territoriali italiane (e quindi, appunto, di prestare l'immediata assistenza alle persone soccorse maggiormente bisognevoli)».

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