Il museo riunisce più di 200 oggetti di una ventina di artisti.
L'esposizione permette di scoprire il design in Libano, in particolare a Beirut.
Losanna: al mudac, focus sul design in Libano - Gallery
Il museo riunisce più di 200 oggetti di una ventina di artisti.
L'esposizione permette di scoprire il design in Libano, in particolare a Beirut.
Il Museo di design e di arti applicate contemporanee (mudac) di Losanna invita a scoprire il design libanese e la sua storia, un campo sconosciuto malgrado la sua effervescenza dall'inizio degli anni 2000. Fino al 6 agosto il museo espone più di 200 oggetti.
Questa esposizione, e il libro che l'accompagna, costituiscono il primo studio approfondito sulla storia del design in Libano, dall'indipendenza del paese nel 1943 ai giorni nostri. Questo progetto, pilotato dal vicedirettore Marco Costantini, ha necessitato un lungo lavoro sul terreno e concretizza un nuovo approccio dell'istituzione che vuole valorizzare la creazione extra-occidentale, meno «eurocentrica» per esplorare regioni ancora poco studiate.
In questo caso preciso, la mostra «Beyrouth. Les temps du design» (Beirut. I tempi del design) tenta di cogliere le dinamiche che hanno permesso al design di svilupparsi in Libano, paese dalla storia tormentata, che ha conosciuto il colonialismo, la guerra civile, la corruzione e una litania di drammi, come l'esplosione del 2020 nel porto di Beirut. L'esposizione si declina in tre tempi: gli inizi del design degli anni 1950 a 1970, l'effervescenza dagli anni 1990 e, infine, il progetto Minjara.
Trasformazione violenta
Nella sua prima parte, quella più storica, l'esposizione mostra come il design fa la sua entrata in scena in Libano, un paese al crocevia tra Oriente e Occidente. Qui presenta i suoi principali attori e le sue opere più emblematiche, in particolare mobili e foto d'archivio di Sami El Kazen o Jack Matossian.
In precedenza, sotto il mandato francese dal 1918 al 1943, Beirut si era ristrutturata sul modello occidentale, spesso senza tenere conto delle forme urbane preesistenti, vittime di una tabula rasa generale, segno di un «vero e proprio diniego identitario», sottolinea il museo.
Beirut creativa
Dopo la guerra civile (1975-1990), la ricostruzione di Beirut e il ritorno nel Paese di numerosi libanesi permettono al design di riconquistare gli spazi geografici, economici e creativi. Atelier, gallerie, scuole, uffici di architetti e bar s'installano nella capitale. La città si trasforma, ma senza visione urbanistica né economica, e ancora meno culturale.
Negli anni 2010, il design conosce il suo apice, nascono fiere e saloni. Nel 2017, la Beirut Design Fair si dedica ai mobili e agli oggetti design moderni e contemporanei in edizione limitata. Musei rinomati, come il British Museum, mostrano interesse per le creazioni del mondo arabo.
Questa seconda parte sul design contemporaneo è composta unicamente da oggetti e presenta pezzi quali il tavolo di Richard Yasmine o Living Space III di Karen Chekerdjian.
Minjara
Infine, nella sua terza parte, l'esposizione si china sul progetto Minjara Tripoli, collaborazione fra designer e artigiani del legno a Tripoli, grande città nel nord del Paese. Questa piattaforma ha in particolare sviluppato un sistema di porta temporanea per permettere agli abitanti di Beirut di ritrovare un po' di sicurezza dopo l'esplosione del 4 agosto 2020.
La mostra è stata realizzata in coproduzione con il Centro d'innovazione e di design (CID) di Grand Hornu, in Belgio, dove è stata mostrata lo scorso anno. Questa si vuole itinerante e la squadra del museo lavora attualmente a una nuova declinazione che possa essere esposta a Beirut. «Ma per il momento nulla è definitivamente confermato», ha precisato a Keystone-ATS il museo.