Tracollo bancarioIl regista del film su Credit Suisse: «Pressioni affinché non lo facessi»
SDA
26.3.2025 - 11:01
Il documentario cerca di spiegare il perché sia scomparsa la seconda banca svizzera.
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Simon Helbling, regista del documentario «Game Over – Il crollo di Credit Suisse», sostiene di essere stato oggetto di pressioni affinché non facesse il film.
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26.03.2025, 11:01
26.03.2025, 11:15
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«Chiaramente, a volte in modo molto diretto», afferma il 39enne rispondendo a una domanda sul tema nell'ambito di un'intervista pubblicata oggi da Le Temps. «Ma ho sentito molta più pressione a causa della responsabilità che un film del genere comporta: per la Svizzera è fondamentale parlare di ciò che è successo».
«Quanto accaduto non è stato positivo per la Svizzera o per le persone coinvolte, ma per fare un film c'era materiale molto ricco», prosegue l'artista sangallese. «Nella pellicola abbiamo mostrato le storie più forti o più terribili. La serie che uscirà in seguito le affronterà in modo più approfondito, con lo stesso arco narrativo».
Nel documentario – che staserà verrà proiettato in anteprima ticinese al Lux di Massagno e che da domani è in normale programmazione in diverse sale – si parte dallo scandalo della filiale del Credito Svizzero di Chiasso nel 1977. Si parla poi dell'arrivo di Rainer Gut alla testa dell'istituto – in seguito ribattezzato Credit Suisse – e del lancio dell'espansione negli Usa. «La banca vi ha perso così tanto denaro in vent'anni che è stata una delle ragioni della sua scomparsa», osserva nell'intervista un altro interlocutore, Arthur Rutishauser, caporedattore della SonntagsZeitung e giornalista investigativo che ha scritto la storia della vicenda per il film.
«Un anno prima del crollo, la banca d'investimento avrebbe potuto essere venduta e il gruppo avrebbe potuto reggere, magari con l'aiuto della Banca nazionale», afferma il cronista. «Ma per voltare pagina e risollevare l'istituto sarebbe stato necessario intervenire nel 2015 o nel 2016, quando è arrivato Tidjane Thiam. Inoltre, la banca ha iniziato a essere ridimensionata dal 2012. I costi erano troppo elevati rispetto all'attività, ma non si è mai deciso di chiudere certi comparti. La banca voleva fare tutto ma in quantità minori e assumendo più rischi, il che non era la strategia giusta».
Secondo Rutishauser il rapporto della Commissione parlamentare d'inchiesta sul tracollo del secondo gruppo bancario elvetico – rilevato poi nel 2023 dal concorrente UBS grazie ad ampissime garanzie statali – ha portato alla luce molti elementi interessanti sui fatti, ma non ha attribuito alcuna responsabilità. «Le conclusioni non servono», termina il giornalista.