Parità tra i sessi Sciopero delle donne: ancora molto da fare

ATS

12.6.2020 - 12:00

Lo sciopero delle donne del 14 giugno 2019 ha portato ad alcuni successi ma c'è ancora molto da fare (foto d'archivio)
Lo sciopero delle donne del 14 giugno 2019 ha portato ad alcuni successi ma c'è ancora molto da fare (foto d'archivio)
Source: KEYSTONE/MELANIE DUCHENE

Un anno dopo lo sciopero delle donne, svoltosi il 14 giugno 2019, varie organizzazioni stilano un primo bilancio. La situazione non è migliorata a sufficienza, anche se ci sono stati alcuni successi.

Per l'Unione sindacale svizzera (USS) lo sciopero delle donne del 2019 è stato un segnale forte. Tuttavia, l'uguaglianza uomo-donna continua a progredire troppo lentamente, scrive in un comunicato odierno. L'USS riconosce alcuni successi come la decisione parlamentare sul congedo paternità e la quota di donne elette nell'autunno 2019, nonché puntuali progressi in singoli settori e in contratti collettivi di lavoro. Nel complesso, però, la situazione non è migliorata a sufficienza.

Gli aumenti salariali nelle professioni mal retribuite, tipicamente svolte da donne, sono attesi da tempo. L'USS vede un'opportunità nell'analisi dell'uguaglianza salariale, come prescritto dalla modifica della Legge federale sulla parità dei sessi.

Secondo l'USS attualmente le educatrici di bambini e le dipendenti di Spitex guadagnano tra i 4000 e i 4500 franchi al mese dopo il loro apprendistato triennale, mentre i pittori, i costruttori e i muratori ricevono circa 1000 franchi in più al mese dopo aver completato il loro apprendistato triennale.

Sciopero delle donne ha portato qualcosa a Posta

Alla Posta ci sono stati miglioramenti. «Lo sciopero delle donne (2019) ha fatto davvero la differenza qui da noi alla Posta «, ha dichiarato la collaboratrice postale e sindacalista Ingrid Kaufmann in un video sulla piattaforma USS 14juni.ch.

La Posta dispone ora di un ufficio centrale dove le dipendenti possono verificare se ricevono lo stesso salario (come gli uomini). Inoltre, il Gigante giallo si è posto l'obiettivo di eliminare le disparità salariali esistenti, come sancito dal nuovo contratto collettivo di lavoro.

Da parte sua la consigliera nazionale Nadine Masshardt (BE), vicepresidente del gruppo parlamentare PS, ha spiegato che «Noi donne PS non parteciperemo più a nessun evento informativo in cui non ci sia almeno una donna come esperta o relatrice». Ciò che serve sono i fatti invece delle parole.

Azioni decentralizzate

Dopo lo storico sciopero delle donne dell'anno scorso con mezzo milione di partecipanti, il 14 giugno di quest'anno vedrà organizzate azioni decentralizzate più piccole a causa delle condizioni imposte per il coronavirus.

Le annose questioni, come la disparità salariale tra i generi, il sessismo e la violenza, sono state esacerbate dall'epidemia del coronavirus, indica il collettivo Sciopero delle donne sulla pagina internet che invita anche quest'anno a farsi sentire il 14 giugno. In particolare sollecita le donne – ma l'invito è è esteso anche alle comunità trans e intersessuali – ad attivarsi a partire dalle 15.24, momento in cui stando alle statistiche sul divario di stipendio con gli uomini, terminerebbe il tempo di lavoro retribuito su una giornata di 8 ore.

Il lavoro di madre non retribuito o sottopagato si è trasformato in un'occupazione 24 ore su 24, tra home office, lezioni dei figli a distanza e assistenza ai genitori. Chi esercita professioni infermieristiche fondamentali per il sistema sanitario ha svolto turni fino a 13 ore, senza aumenti di stipendio o indennità di rischio.

«La crisi del coronavirus ha dimostrato che i lavori pericolosi e mal pagati che tengono in vita la società sono svolti principalmente da donne», ha detto la specialista in cure infermieristiche Sara Muff in un video pubblicato sulla piattaforma 14juni.ch dall'USS durante la «settimana viola» prima dello sciopero delle donne di quest'anno.

Il 14 giugno è una data chiave per la parità di genere in Svizzera, anche prima del 2019. Nel 1981 il popolo ha approvato il relativo articolo costituzionale, mentre nel 1991 mezzo milione di donne ha smesso di lavorare.

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