Terremoti Gli svizzeri salvano 5 persone in Turchia, ma ci sono oltre 17.000 morti

trm, ats

9.2.2023 - 12:32

La Catena svizzera di salvataggio ha salvato altre cinque persone rimaste sepolte sotto le macerie nella città di Hatay, colpita dal terremoto. Un bimbo è stato estratto vivo a Elbistan, 80 ore dopo il sisma. Il bilancio dei morti supera le 17.000 unità. Primi aiuti internazionali in Siria.

9.2.2023 - 12:32

In tutto sono quindi nove le persone ritrovate vive dai soccorritori elvetici. Le possibilità di trovare sopravvissuti però si affievoliscono a 72 ore dal terremoto, ha dichiarato oggi un portavoce del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) all'agenzia di stampa Keystone-ATS.

La Catena svizzera di salvataggio in Turchia è composta da 87 esperti e otto cani da ricerca che rimarranno all'opera dieci giorni.

Parallelamente, la Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) intensificherà il suo sostegno anche dopo la fase di emergenza. Circa dieci membri del Corpo svizzero di aiuto umanitario (CSA) si recheranno in Turchia venerdì pomeriggio.

«Stiamo ancora trovando persone vive»

Dopo 80 ore dal violento terremoto in Turchia, le squadre di soccorso britanniche stanno ancora trovando persone vive tra le macerie degli edifici crollati: lo ha dichiarato il capo della squadra internazionale di ricerca e salvataggio del Regno Unito in Turchia, David O'Neill, citato dal «Guardian».

«Stiamo ancora trovando persone vive. È sorprendente, ma è incoraggiante il modo in cui questi edifici sono crollati. Le persone che sono state recuperate ieri erano molto disidratate, in ipotermia a causa delle condizioni meteo estremamente fredde. Ma sono ancora vivi».

O'Neill ha spiegato a Sky News che il fatto che quelle persone fossero a letto e avvolte nelle coperte al momento del primo terremoto di lunedì ha aumentato le loro possibilità di sopravvivenza.

Due bimbi e una madre tratte in salvo

E a supporto dalle parole espresse da O'Neill vi sono almeno due torie, raccontate dai media locali.

Un bambino è stato trovato vivo dopo essere stato per 80 ore sotto le macerie di un palazzo di quattro piani crollato nel distretto di Elbistan di Kahramanmaras, luogo dell'epicentro del terremoto. Lo rende noto la tv nazionale turca.

Il sito della tv turca Trt ha pubblicato le foto del salvataggio di Mohammed Emin: il bambino appena tirato fuori dalle macerie viene trasportato dai soccorritori su una barella. In pigiama e calzini a righe sembra avere tra i nove e i dieci anni.

Dopo 70 ore sotto le macerie di un edificio crollato, una donna e il figlio sono stati tratti in salvo dai soccorritori nel distretto di Akevler di Hatay, in Turchia. Lo scrive Anadolu.

Alle ricerche ha partecipato anche il vicesindaco di Yalova, Mustafa Tutuk, che ha condiviso la sua emozione sulle reti sociali: «È un miracolo. Come si possono spiegare questi sentimenti, dopo le voci da sotto le macerie, ci siamo subito diretti lì con la nostra squadra e, per fortuna, li abbiamo tirati fuori».

Primi aiuti internazionali in Siria

Il primo convoglio di aiuti per il terremoto sta raggiungendo le aree controllate dai ribelli in Siria. Lo ha dichiarato la responsabile delle relazioni esterne del valico frontaliero siriano di Bab al-Hawa.

Il convoglio è composto di sei camion con le insegne dell'ONU, ha precisato all'ANSA Mazen Allush.

L'ONU oggi ha fatto sapere che parte degli aiuti di emergenza passerà oggi attraverso il valico tra Turchia e Siria, e ha sottolineato che gli aiuti di emergenza «non devono essere politicizzati».

Ecco perché è difficile raggiungere la Siria

Un alto funzionario del gruppo europeo che si occupa degli aiuti ha detto alla Cnn che gli sforzi per aiutare le persone nelle regioni della Siria colpite dal terremoto sono «incredibilmente difficili».

«Quando avevamo più bisogno di strade percorribili, ponti, aeroporti, punti di passaggio attraverso le linee di confine, non c'erano più a causa del terremoto», ha dichiarato Jan Egeland, segretario generale del Consiglio norvegese per i rifugiati. Inoltre, in Siria, questo accade nel bel mezzo di una zona di conflitto».

Egeland ha affermato che uno dei problemi principali è stato il numero limitato di valichi di frontiera dalla Turchia alla Siria aperti, incluso il punto principale che, secondo lui, è stato limitato a causa delle sanzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

«Da entrambe le parti di questo aspro conflitto, c'è stata opposizione a oltrepassare le linee per fornire aiuti in prima linea. Spero che tutte quelle idee politiche ora scompaiano. Hanno tutti un nemico comune che è questo terremoto e i bambini di entrambe le parti dovrebbero avere il sollievo di cui hanno bisogno», ha detto. Egeland ha aggiunto che spera che ci sarà una revoca delle restrizioni – un «accordo di pace» o una «riconciliazione» – per aprire i confini e consentire il passaggio degli aiuti in Siria.

Oltre 17.000 i morti

Le vittime del sisma in Turchia e Siria sono ormai 17'100, secondo i dati ufficiali citati dall'agenzia AFP.

Intanto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sta visitando le zone colpite dal terremoto a Gaziantep, città del sudest della Turchia a qualche decina di chilometri dell'epicentro del sisma del 6 febbraio. 

Lo stato di Emergenza nelle province turche colpite dal terremoto «darà l'opportunità di intervenire contro chi ricicla denaro e gli eversori che abusano della situazione in Turchia e si dedicano alla corruzione nel commercio» a detto in loco il presidente turco. Il parlamento si esprimerà oggi sullo stato d0emergenza.

A Gaziantep è arrivato anche il commissario europeo per la gestione delle crisi Janez Lenarcic, rendono noto fonti dell'Ue. Nel pomeriggio Lenarcic ha in programma una conferenza stampa.

Twitter di nuovo disponibile

L'accesso a Twitter è stato ripristinato in Turchia dopo circa 16 ore dal blocco deciso dalle autorità turche per il proliferare di proteste sui ritardi nei soccorsi ai terremotati.

Lo rende noto Netblocks – ripreso da vari media, fra cui il «Guardian» – che monitora la governance di internet e la cybersicurezza.

Lo sblocco è avvenuto dopo una trattativa fra le autorità – NetBlocks attribuisce la decisione al governo di Ankara – e la dirigenza della piattaforma. Qualche ora fa il patron di Twitter Elon Musk aveva annunciato l'imminente sblocco.

trm, ats