Lo studio rivelaLo smart working ha indebolito la ricerca scientifica
SDA
22.8.2022 - 20:52
La mancanza di vicinanza fisica, causata dal passaggio al lavoro a distanza durante la pandemia, ha ridotto gli incontri casuali e le conseguenti comunicazioni tra i ricercatori, fondamentali per generare un flusso di nuove idee. Lo rivela uno studio pubblicato su «Nature Computational Science».
Keystone-SDA
22.08.2022, 20:52
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Alla fine del 2019 il gruppo di ricerca del Senseable City Lab del Mit di Boston, di cui fa parte anche Paolo Santi, dirigente di ricerca del Cnr-Iit di Pisa, ha avviato uno studio sugli scambi di e-mail tra i ricercatori del centro di ricerca americano, ma l'arrivo della pandemia ha improvvisamente cambiato le carte in tavola e tutto il personale del Mit si è ritrovato a lavorare da casa, rivoluzionando le modalità di lavoro.
Lo studio, spiega una nota del Cnr, «dimostra che la compresenza in ufficio è essenziale per la formazione dei cosiddetti "legami deboli" tra colleghi, ovvero relazioni tra membri anche di gruppi di lavoro diversi, e che queste interazioni sono state notevolmente ridotte dal lavoro da remoto».
La ricerca analizza i flussi di posta elettronica di 2.834 docenti e ricercatori che lavorano in più di 100 dipartimenti e laboratori di ricerca del Mit e dimostra che il lavoro a distanza ha causato un calo del 38,7 % del numero di nuovi legami deboli formati tra i colleghi.
Inoltre, prosegue il Cnr, «lo studio rileva che le cosiddette ego networks (le reti di contatto e scambio che sono proprie di ciascun individuo) sono diventate più stagnanti nei mesi di lavoro lontani dall'ufficio e, di conseguenza, i ricercatori hanno continuato a comunicare molto, ma solo con le persone con cui avevano già collaborazioni aperte».
Lo studio prende anche in esame come potrebbe essere l'organizzazione del lavoro nel prossimo futuro.
«Ciò offre – sottolinea Carlo Ratti, direttore del Senseable City Lab – una migliore comprensione dell'interazione umana e della produttività, utile per immaginare la tanto attesa "nuova normalità". Significa che dobbiamo tornare al 100% nel nostro ufficio? No. Manterremo la flessibilità del lavoro a distanza, ma dobbiamo sviluppare un regime di lavoro che enfatizzi il meglio di ciò che lo spazio fisico può fare per noi».