«Emiro di Winterthur»Presunti islamisti a processo, ecco le richieste di pena
ATS
11.8.2020 - 22:18
Tre anni e sei mesi di detenzione per il cosiddetto «emiro di Winterthur», un 34enne accusato di avere partecipato ad azioni belliche dell'Isis in Siria, e 34 mesi per un 37enne accusato tra l'altro di avere avuto una relazione con una minorenne.
Sono le richieste di pena presentate oggi dal Ministero pubblico della Confederazione (MPC) per i due presunti islamisti a processo da ieri davanti al Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona.
I difensori hanno chiesto l'assoluzione per entrambi gli uomini.
L'imputato principale – che ieri si è detto pentito parlando del «più grosso errore della mia vita» – ha soggiornato in Siria nel novembre e dicembre del 2013, periodo durante il quale avrebbe addestrato guardie armate e partecipato ad azioni belliche di un gruppo legato al sedicente Stato islamico (Isis).
Il primo processo del genere in Svizzera
Il processo nei confronti del 34enne è «il primo del suo genere in Svizzera», ha sottolineato durante la sua requisitoria la procuratrice federale che sostiene l'accusa.
Al suo rientro in Svizzera, l'imputato ha fondato, assieme al campione del mondo di boxe thailandese Valdet Gashi, la scuola di arti marziali «MMA Sunna» a Winterthur (ZH). Ha inoltre diretto l'organizzazione «Lies» (Leggi!), che si è fatta conoscere nella Svizzera tedesca per la distribuzione gratuita del Corano in luoghi pubblici.
Queste attività servivano in effetti a reclutare giovani da mandare a combattere in Siria, ha detto la procuratrice. L'uomo è accusato di partecipazione a un'organizzazione criminale e rappresentazione di immagini violente: video di esecuzioni sono stati ritrovati sul suo cellulare.
Il suo impegno in Siria – ha sottolineato la procuratrice – è servito a rafforzare la sua reputazione e la sua posizione in Svizzera e quindi ad acquisire maggiore influenza. Tutte le persone che si sono recate in Siria da Winterthur – ha aggiunto la procuratrice – hanno fatto parte dell'azione «Lies!» o della scuola «MMA Sunna».
Uno dei reclutati è morto in un combattimento nel 2015
Tra i giovani reclutati dal 34enne figurava pure Valdet Gashi, che sarebbe poi morto in un combattimento nel luglio del 2015. L'imputato avrebbe anche esercitato una forte influenza su una minorenne e suo fratello che da Winterthur si sono recati in Siria.
L'altro imputato – per il quale la pubblica accusa ha richiesto 34 mesi – è un 37enne di Winterthur, con la doppia cittadinanza svizzera e macedone.
L'uomo è accusato di avere intrattenuto una relazione intima con la 15enne che alla fine del 2014 si era recata in Siria assieme al fratello. Nell'ottobre del 2014 aveva sposato la ragazza con rito islamico.
Anche lui avrebbe voluto recarsi in Siria, ma mentre si trovava in Macedonia del nord venne arrestato e rispedito in Svizzera. Il MPC ha trovato sul suo cellulare rappresentazioni violente, come pure immagini di zoofilia e di violenze sessuali su fanciulle.
I dibattimenti dovrebbero concludersi domani
I dibattimenti del processo dovrebbero concludersi domani. I costi dell'inchiesta ammontano a 560'000 franchi, di cui 450'000 dovrebbero essere addebitati agli imputati in caso di condanna.
Nelle loro arringhe, gli avvocati di entrambi gli accusati hanno dettagliato, tra le altre cose, i messaggi scambiati nelle chat, negli incontri e nelle azioni dei loro clienti, che hanno presentato come prove per confutare le accuse del MPC. E Hanno chiesto l'assoluzione per entrambi gli uomini.
Il difensore ha chiesto 60'000 franchi di risarcimento
Il legale dell'imputato principale ha cercato di dimostrare, tra l'altro, che il suo cliente non aveva avuto un ruolo di primo piano e non aveva incitato le persone elencate nell'atto d'accusa ad andare a combattere in Siria.
Il difensore ha quindi chiesto un risarcimento di 60'000 franchi per la detenzione preventiva che è durata circa un anno. Se condannato, ha chiesto la sospensione condizionale della pena.
L'avvocato del secondo imputato ha criticato il MPC per non aver chiuso il caso relativo ad atti sessuali con un minorenne. La presunta vittima ha ripetutamente dichiarato di non aver avuto alcun contatto intimo con l'imputato. Inoltre, la procura federale non aveva mai ordinato un referto medico, ha sottolineato il difensore.