Watergate Addio a Barry Sussman, il capo di Bernstein-Woodward

SDA

6.6.2022 - 17:00

Una foto d'archivio datata 7 maggio 1974 mostra i giornalisti del «Washington Post» Carl Bernstein, a sinistra, e Robert Woodward, le cui ricerche e i cui rapporti sono stati determinanti nel portare il cosiddetto affare Watergate all'attenzione del pubblico e alle indagini.
Una foto d'archivio datata 7 maggio 1974 mostra i giornalisti del «Washington Post» Carl Bernstein, a sinistra, e Robert Woodward, le cui ricerche e i cui rapporti sono stati determinanti nel portare il cosiddetto affare Watergate all'attenzione del pubblico e alle indagini.
KEYSTONE/AP Photo/Str

Addio a Barry Sussman, il capo dei due leggendari reporter del Watergate Bob Woodward e Carl Bernstein. La causa della morte, avvenuta nei giorni scorsi a quasi 50 anni dall'esplosione dello scandalo, è stata una apparente emorragia gastrointestinale, ha riferito la figlia.

Fu Sussman, dal 1965 responsabile del desk metropolitano del Washington Post con 40-45 cronisti, a scegliere quella che poi è diventata la coppia di giornalisti più famosa della storia del giornalismo, inscindibili a tal punto da venir chiamati con un unico nome: Woodstein.

All'epoca Woodward aveva 29 anni e lavorava da soli 9 mesi al Post ma si era già distinto per la sua inesauribile etica del lavoro e il suo zelo investigativo, anche se non eccelleva nella scrittura.

Fu il primo ad essere chiamato nella newsroom dopo l'arresto il 17 giugno 1972 di cinque persone per l'irruzione nel quartier generale democratico nel complesso del Watergate. Poi Sussman gli affiancò il coetaneo ma più esperto Bernstein, di cui apprezzava le doti di reporter e la scrittura.

Sussman ebbe un ruolo chiave nel sostenere e coordinare le indagini dei suoi due reporter, anche se la sua figura appare marginale nel leggendario film «Tutti gli uomini del presidente».

Ma Woodward e Carl Bernstein gli hanno sempre riconosciuto grandi meriti: «Più di ogni altro responsabile al Post, o di Bernestein e Woodward, Sussman diventò un compendium vivente delle conoscenze del Watergate, una fonte di riferimento da consultare quando anche la biblioteca falliva», hanno scritto di lui nel loro libro «All the President's Men», cui si ispirò il film.