Arte Le leggende alpine al Museo nazionale di Zurigo

pl, ats

15.12.2022 - 14:02

Il ponte del Diavolo è stato anche un motivo ricorrente nelle vedute panoramiche destinate ai turisti. La grande importanza del San Gottardo come via di comunicazione si riflette in numerose rappresentazioni paesaggistiche.
Il ponte del Diavolo è stato anche un motivo ricorrente nelle vedute panoramiche destinate ai turisti. La grande importanza del San Gottardo come via di comunicazione si riflette in numerose rappresentazioni paesaggistiche.
Keystone

Da Guglielmo Tell al Ponte del Diavolo: alle leggende alpine è dedicata una mostra che potrà essere visitata fino al 23 aprile al Museo nazionale di Zurigo.

Keystone-SDA, pl, ats

A differenza delle fiabe, le leggende storiche possono avere una parvenza di credibilità perché sono sempre collegate a luoghi reali, scrivo in responsabili della mostra in una nota.

Uno degli esempi più famosi è Guglielmo Tell, che riesce a colpire una mela con un colpo di balestra. La storia, apparsa per la prima volta nella mitologia nordica, si adattava perfettamente alla realtà in cui viveva la popolazione della Svizzera centrale e con il passare del tempo si è evoluta in un importante mito di liberazione.

Il primo a mettere per iscritto la storia di Guglielmo Tell è il cancelliere di Obvaldo Hans Schriber, che nel 1470 immortala il leggendario eroe nel cosiddetto «Libro bianco di Sarnen».

Più tardi, attraverso l'omonimo dramma di Friedrich Schiller del 1804, la sua reputazione supera l'area tedescofona. E in Svizzera Tell viene elevato a eroe nazionale e la sua balestra diventa un marchio di qualità per i prodotti svizzeri.

Il Ponte del Diavolo

L'esposizione si sofferma anche sulla leggenda, diffusa in tutta Europa, del Ponte del Diavolo nella gola della Schöllenen, sul versante urano del Passo del San Gottardo. Leggenda vuole che il diavolo esiga come pagamento l'anima di chi vuole superare il ponte. Gli urani riescono però ad ingannarlo facendo passare una capra, in modo che egli prenda solo la sua anima.

Un'altra famosa leggenda è quella della «Blüemlisalp» (Alpe dei fiorellini), messa su carta nel 1707 dal medico e naturalista Johann Jakob Scheuchzer. Questa narra di un'alpe fiorita, dove un proprietario vanitoso e sprecone vive in abbondanza, mentre gli abitanti della valle sottostante muoiono di fame.

L'uomo non solo rifiuta di condividere la propria abbondanza, ma deride addirittura i valligiani disperati. Come punizione, il fiorente alpeggio si trasforma in un deserto di pietra e ghiaccio. In tutta la regione alpina esistono diverse varianti di questa leggenda e, già all'epoca, Scheuchzer ne riconosce la funzione educativa.

A prescindere dalla loro veridicità, le leggende esercitano ancora oggi una potente influenza sulle persone. E quando le ombre si allungano e improvvisamente assumono le sembianze del diavolo, o un torrente di montagna si riversa in un burrone, rombando e infuriando come un drago, è facile intuire perché la gente in passato ne avesse paura.