Guerra in Medio OrienteEcco cosa si sono detti Putin e il ministro degli esteri dell'Iran al Cremlino
SDA
23.6.2025 - 21:31
La stretta di mano fra il presidente russo Vladimir Putin e il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi durante il loro incontro al Cremlino.
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Vladimir Putin ha discusso «principalmente» le possibilità di una soluzione negoziata al conflitto tra Iran e Israele ricevendo al Cremlino il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi.
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23.06.2025, 21:31
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Mosca quindi, secondo quanto riferito dalla presidenza russa, continua a puntare ad una possibile mediazione, anche se lascia aperta la porta alla possibilità di altri tipi di aiuto in base alle «necessità» di Teheran. Ma fa capire di non volere arrecare danni al dialogo con gli Usa, ripreso dopo l'arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump. Mettendo comunque in chiaro che nessuno deve imporre un cambio di regime a Teheran.
Il Cremlino condanna l'attacco ameriano
Ricevendo il capo della diplomazia di Teheran, Putin ha condannato gli attacchi israeliani e americani all'Iran definendoli «un'aggressione non provocata e ingiustificata». Una posizione già espressa dal ministero degli Esteri di Mosca subito dopo i raid americani nella notte tra sabato e domenica.
«Le azioni aggressive di Israele e degli Stati Uniti sono completamente illegittime e violano leggi e norme internazionali», gli ha fatto eco Araghchi, aggiungendo che con la sua risposta militare la Repubblica islamica sta «difendendo la sua sovranità e il Paese, e questa difesa è legittima». Ma Mosca guarda con cautela alle possibili reazioni di Washington.
Proposta di mediazione
L'attacco degli Usa all'Iran non avrà un impatto sul dialogo tra la Russia e l'Iran, perché «si tratta di processi indipendenti», ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Mentre il consigliere presidenziale per la politica estera, Yuri Ushakov, ha tenuto a sottolineare che «i contatti con gli americani sono in corso, anche sull'Iran». Putin e Trump, ha aggiunto Peskov, «hanno un accordo che permette loro di chiamarsi a qualsiasi ora del giorno o della notte» se fosse necessario.
La Russia «sta facendo sforzi per sostenere il popolo iraniano», ha assicurato Putin. Un aiuto che, ha sottolineato Peskov, si concretizza soprattutto nella proposta di mediazione di Mosca, peraltro accolta con freddezza dalla Ue e dagli Usa. Il portavoce di Putin ha però insistito su questo aspetto, riferendo che il presidente russo e Araghchi nel loro incontro odierno hanno discusso «diverse questioni, principalmente nel contesto delle possibili prospettive di una risoluzione pacifica» del conflitto.
Tuttavia, prima del colloquio, lo stesso Peskov non aveva escluso altri tipi di assistenza. In particolare, rispondendo alla domanda se Mosca possa fornire assistenza militare a Teheran, compresi sistemi di difesa aerea S-300 e S-400, il portavoce ha risposto che «tutto dipenderà da quello di cui l'Iran ha bisogno al momento». Da parte sua, Araghchi ha definito «molto buono» il colloquio con Putin, sottolineando di aver discusso con lui «in dettaglio gli ultimi sviluppi» del conflitto in Medio Oriente.
Rovesciare il regime è da escludere per la Russia
Quanto alle ipotesi ventilate di un'azione israeliana o americana per rovesciare il regime a Teheran, o di un'uccisione della Guida Ali Khamenei, il Cremlino è stato chiaro: «Crediamo che solo il popolo di un Paese abbia il diritto di decidere il destino della leadership di quel Paese, ma in nessun caso Paesi terzi o la leadership di Paesi terzi dovrebbero farlo», ha affermato Peskov. Mentre Putin ha chiesto ad Araghchi di portare i suoi «migliori auguri» a Khamenei.
Il presidente russo ha discusso del conflitto in Medio Oriente anche in un colloquio telefonico con il primo ministro iracheno Mohammed al-Sudani, con il quale, ha riferito il Cremlino, ha condiviso le preoccupazioni per le possibili «conseguenze estremamente pericolose e imprevedibili per la stabilità della regione e per l'intero sistema di sicurezza globale». Oltre che per «i rischi emergenti per i mercati energetici globali».