Ballottaggio presidenziale Argentina al voto: è l'ora della verità tra Massa e Milei

SDA

18.11.2023 - 20:23

I due pretendenti al trono.
I due pretendenti al trono.
Keystone

L'Argentina arriva polarizzata all'ora della verità, col ballottaggio presidenziale che si consuma in un clima di tensione e incertezza, come non si era mai visto in quarant'anni di democrazia, promettendo una battaglia all'ultimo voto.

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Una divisione che fin nelle ultime ore ha attraversato il Paese proiettandosi dalle piazze fino ai luoghi sacri della cultura, spaccando la platea del teatro Colon – uno dei palcoscenici più apprezzati del mondo – con canti e fischi di protesta, ma anche con un tifo da stadio che hanno investito il candidato ultraliberista di destra Javier Milei, impegnato nel confronto elettorale contro l'esponente del peronismo di centro-sinistra e attuale ministro dell'Economia, Sergio Massa.

Tra cori di «Nunca mas» (Mai Più) – l'emblematica frase che dà il nome al rapporto sui crimini di lesa umanità della dittatura militare – e «Milei, basura, sos la dictadura» (Milei, spazzatura, sei la dittatura), in un frastuono di applausi, grida, fischi e un corno che dalla fossa dei musicisti ha suonato un frammento della marcia peronista, lo spazio del Colon si è trasformato nella rappresentazione plastica della crisi nel Paese. Dove secondo un copione già visto in Brasile con l'ex presidente sovranista Bolsonaro, le pattuglie dell'ultradestra di Milei sono riuscite ad instillare anche il dubbio di possibili brogli.

Non è un dato trascurabile infatti che a meno di ventiquattro ore dall'apertura dei seggi, la Camera elettorale argentina abbia convocato i delegati delle forze politiche in lizza per «preservare la convivenza democratica». Mentre il segretario dell'ente, Sebastian Schimmel, dai microfoni di radio e tv, nelle stesse ore, cercava di rassicurare i 45 milioni di elettori spiegando che le accuse di una «colossale frode» col coinvolgimento della gendarmeria al primo turno del 22 ottobre (chiusosi con Massa in vantaggio al 36,7% contro il 29,9% di Milei) sono «infondate» e «prive di argomenti». Una narrativa destinata solo a «creare un clima di sfiducia».

Ma lo sconforto – spiegano le voci della strada – nasce anche dalla necessità di dover scegliere tra l'esponente di un governo che ha portato il Paese ad una «rovina economica», ed un dilettante della politica, che parla col cane morto e si atteggia come una rockstar.