Medio Oriente Tregua da 60 giorni in vista: ecco cosa frena Hamas e Israele

SDA

4.7.2025 - 20:48

Gaza distrutta.
Gaza distrutta.
Keystone

Il Medio Oriente trattiene il fiato in attesa della risposta di Hamas al piano USA per una tregua di 60 giorni, mentre Israele valuta una possibile svolta nelle trattative.

Keystone-SDA

Nella girandola di speculazioni, analisi, dichiarazioni più o meno ufficiali, il sentimento comune si percepisce facilmente nei titoli dei media arabi e israeliani.

Il Medio Oriente aspetta la risposta di Hamas alla nuova proposta Usa, il cosiddetto piano 'Witkoff migliorato', per far partire 60 giorni di tregua a Gaza e avviare i negoziati che dovrebbero mettere la parola fine sul conflitto, sulla sofferenza dei venti ostaggi ancora vivi e della popolazione nella Striscia. Gerusalemme, così come Washington, si aspettano un messaggio imminente.

Segnali positivi da Hamas

Stime israeliane e arabe parlano di una risposta che sarà 'positiva'. La tv egiziana «Al-Rad» (l'Egitto è uno dei Paesi mediatori) cita fonti secondo cui l'organizzazione islamista che guida l'enclave potrebbe presentare una nuova formulazione dei punti che ritiene più spinosi.

Secondo il report, Hamas non si oppone ad apportare «emendamenti minori» alle linee di ritiro dell'Idf dalla Striscia, chiederà che gli aiuti umanitari siano sufficienti per far funzionare forni e ospedali, e insisterà affinché la distribuzione avvenga attraverso le Nazioni Unite, la Mezzaluna Rossa e altre organizzazioni.

Inoltre, sembra che la leadership di Hamas ritenga che i negoziati debbano proseguire oltre il periodo di 60 giorni di cessate il fuoco previsto (con la garanzia Usa che i combattimenti non riprenderanno nel mentre) fino al raggiungimento di un'intesa finale tra le due parti.

Israele valuta il compromesso

Il governo israeliano si riunirà sabato, nonostante sia il giorno santo di riposo per gli ebrei. Questa volta, diversamente che in passato, anche il capo di stato maggiore e lo Shin Bet sostengono l'accordo guardando all'obiettivo prioritario di liberare gli ostaggi il più rapidamente possibile. Punto, questo, salito al primo posto fra i traguardi della guerra.

Il notiziario di Channel 12 in serata ha riferito di un pesante scontro tra i ministri messianici Itamar Ben Gvir , Bezalel Smotrich e il capo dell'esercito accusato di 'non eseguire le istruzioni'.

Il primo ministro sarebbe intervenuto alzando la voce, chiedendo di preparare un piano esteso per l'evacuazione della popolazione di Gaza verso il sud e mettendo in chiaro: «Non scenderò a compromessi, Hamas non resterà in alcun modo a Gaza».

Nodo sulla zona cuscinetto e il controllo militare

Secondo la ricostruzione, il capo di stato maggiore Eyal Zamir si sarebbe opposto al progetto di controllo sulla popolazione palestinese, avvertendo: «Volete un'amministrazione militare? Chi gestirà due milioni di persone?».

«Non voglio un'amministrazione militare - avrebbe risposto Netanyahu - ma non sono disposto a lasciare lì Hamas in alcuna forma. Preparate un piano di evacuazione, voglio vederlo quando tornerò da Washington», avrebbe ordinato.

Secondo fonti israeliane, durante il cessate il fuoco l'Idf rimarrà dentro il perimetro della zona cuscinetto al confine tra Gaza e Israele, compresi altri 250 metri all'interno della Striscia. Quindi il nuovo perimetro si estenderà da 1,2 a 1,4 chilometri dentro Gaza. L'esercito, secondo le previsioni di Tsahal, non si muoverà dal Corridoio Filadelfia, tra l'enclave e l'Egitto.

Hamas pronta a ridurre le attività militari

Hamas intanto, ha raccontato il media saudita Asharq citando fonti interne all'organizzazione, sembrerebbe disposto a smettere con il contrabbando, la produzione di armi e lo scavo di nuovi tunnel, lasciando il suo arsenale nei magazzini.

Poi verranno le decisioni più difficili per Israele: come verrà stilata la lista dei rapiti che devono essere rilasciati? Chi farà parte dei primi dieci, chi resterà ancora - dopo 637 giorni e oltre - per mesi nell'incubo della prigionia?

I mediatori avrebbero chiesto che Hamas consenta agli ostaggi ancora in vita di essere sottoposti a visita per verificare le condizioni fisiche e psichiche, e in base a questo si decida il rilascio di alcuni prima di altri.

Secondo diverse fonti, Netanyahu e il presidente Donald Trump avrebbero l'intenzione di annunciare congiuntamente l'accordo durante il loro incontro di lunedì alla Casa Bianca.