Israele «Il quarto lockdown va forse interpretato più come una minaccia»

Lukas Meyer

14.3.2021

Domenica 7 marzo i ristoranti israeliani hanno riaperto, nonostante gli esperti sottolineino il rischio di un nuovo lockdown. Due svizzeri a Tel Aviv raccontano la situazione nel Paese.

Domenica scorsa, due settimane prima delle elezioni del 23 marzo, i ristoranti e i bar hanno riaperto le porte in Israele. Il Presidente del Consiglio Benjamin Netanyahu ha già annunciato che, grazie alla vaccinazione, il Paese si sarebbe lasciato la pandemia alle spalle.

Oltre metà della popolazione ha ricevuto la prima dose del vaccino. Quasi quattro milioni (43 %) di persone hanno ricevuto anche la seconda dose e, dunque, un «green pass» che comporta determinate agevolazioni. Il tasso di positività è del 3,3% e mercoledì il Paese ha annunciato 1608 nuovi casi di Covid. La celebrazione di Purim alla fine di febbraio non avrebbe avuto ripercussioni sui numeri, secondo il direttore del Ministero della salute.

Tuttavia, venerdì 5 marzo l'indice R era superiore a 1, mercoledì era pari a 0,9: gli esperti sono ancora preoccupati. Occorre continuare a essere prudenti, ammonisce il medico Nachman Ash, che coordina gli sforzi contro la pandemia. La situazione sarebbe incerta e sussisterebbe la possibilità di un quarto lockdown. Secondo un'indagine, il 62% degli Israeliani ritiene che sia solo di una questione di tempo.

«Una grande gioia di vivere»

La zurighese Joëlle Weil lavora come giornalista indipendente a Tel Aviv. Martedì, per la prima volta dopo sette mesi, è tornata in un ristorante. «Sono davvero esaltata», ha scritto su Twitter.

Alla domanda di «blue News», ha risposto: «Le persone sono visibilmente entusiaste del ritorno a una sorta di normalità. I nuovi allentamenti vengono puntualmente introdotti all'inizio della primavera e restituiscono agli Israeliani una grande gioia di vivere.»

Alex* non è ancora stato in un ristorante, ma è tornato a sedersi al bar all'aria aperta. L'uomo, che possiede una doppia cittadinanza svizzero-israeliana, vive a Tel Aviv e continua a essere prudente, nonostante sia vaccinato. I ristoranti sarebbero tutti decisamente pieni, «esattamente come prima, forse persino di più», ha dichiarato a «blue News».

Alex dovrebbe tornare presto anche all'università, dove lavora come ricercatore. Fondamentalmente è già aperta, «ma quasi nessuno è andato finora e gli eventi si sono svolti tramite Zoom». Ora torna a vigere un certo obbligo di presenza: «Sono dunque molto sicuri dell'efficacia del vaccino. Tutti sono molto ottimisti e pianificano di conseguenza.» Presto dovrebbe tornare a vigere l'obbligo di presenza fisica anche per altri lavoratori.

Molti non sono ancora vaccinati

Alex non vuole esprimersi in maniera definitiva sulla possibilità di un quarto lockdown imminente: «Benché stiano riaprendo tutto, un'ampia parte della popolazione, ad esempio i giovani sotto i 16 anni, non ha ancora ricevuto il vaccino e non è ancora possibile prevedere gli effetti delle nuove varianti del virus sull'aumento dell'indice R.»

A tal proposito, Joëlle Weil afferma: «Attualmente, il quarto lockdown va interpretato più probabilmente come una minaccia: Pèsach e il Ramadan sono alle porte. In occasione di entrambe le festività, grandi gruppi di persone si riuniscono per un periodo di tempo prolungato: Pèsach dura una settimana, il Ramadan un mese. Naturalmente, gli esperti intravedono un grande potenziale di contagio. Dopotutto, anche se oltre cinque milioni di Israeliani sono stati vaccinati, quattro milioni non hanno ancora ricevuto la vaccinazione.»

*Nome noto per intero alla redazione