Stati UnitiBiden inciampa sulle gaffe, i donatori bloccano 90 milioni
SDA
13.7.2024 - 17:18
Joe Biden potrebbe avere le ore contate. Nonostante il tentativo di rilanciarsi agli occhi degli americani e del suo partito con un'ora di conferenza stampa e pur essendo apparso più in forma rispetto alla debacle televisiva, l'81enne presidente ha continuato a commettere gaffe e strafalcioni che hanno allarmato i democratici a tal punto che si sono mobilitati due big dell'Asinello, Barack Obama e Nancy Pelosi.
13.07.2024, 17:18
SDA
E, mentre di ora in ora aumenta il numero di deputati e senatori che chiedono al commander-in-chief di ritirarsi, un gruppo di super donatori ha annunciato il congelamento di ben 90 milioni finché resta in corsa.
Uno dei segni che l'incontro di circa un'ora con i reporter non è andato come Biden sperava è stato l'incontro a notte fonda alla Casa Bianca con il leader dei democratici alla Camera, Hakeem Jeffries, che secondo la Cnn lo avrebbe scaricato.
D'altra parte, nonostante Biden abbia assicurato di voler «placare» le paure dei democratici a Capitol Hill sono già 20 ormai, tutti deputati e un senatore, coloro che hanno mollato il commander-in-chief chiedendogli un passo indietro per il bene degli Stati Uniti.
Un po' testardo?
Non solo, persino il suo ex boss Barack Obama e l'ex speaker della Camera, Nancy Pelosi, avrebbero cominciato ad avere dubbi sulle sue capacità di vincere e si sarebbero scambiati una serie di telefonate per discutere del futuro.
Lui, invece, in conferenza stampa non ha fatto altro che ripetere di voler finire il lavoro iniziato e di essere «l'unico» in grado di battere Donald Trump nonché «l'unico qualificato per fare il presidente».
Un misto di arroganza, vanità e testardaggine, secondo alcuni analisti che non è piaciuto a molti democratici tanto che veterani delle amministrazioni Obama e Clinton, democratici eletti negli stati a rischio, star dei programmi serali americani come Stephen Colbert e opinionisti del New York Times si sarebbero riuniti in un comitato informale per non farlo rieleggere.
Due gaffes di troppo? Donatori bloccano 90 milioni
Una fronda anti-Biden che si è ampliata dopo le nuove gaffe compiute dal presidente nel giro di poche ore, sul palco della Nato quando ha chiamato Volodymyr Zelensky «Putin» e poi in conferenza stampa quando ha detto «il vice presidente Trump» invece di Harris.
Un uno-due micidiale che ha fatto tremare i polsi anche ai donatori. Secondo quanto rivelato dal New York Times, infatti, un gruppo di super finanziatori ha annunciato al più grande Pac, «Future Forward», che congelerà circa 90 milioni di dollari finché il presidente rimarrà in corsa.
«Future Forward» è stato consacrato dalla campagna di Biden come il principale comitato elettorale per la raccolta fondi nelle prime fasi della corsa al 2024, e ha già annunciato di aver investito ben 250 milioni di dollari in pubblicità televisive e online che cominceranno ad essere trasmesse alla fine della Convention democratica il mese prossimo.
È chiaro che la mancanza di fondi potrebbe essere il colpo di grazia per il commander-in-chief che solo poche ore fa rivendicava di essere l'unico dotato di una macchina elettorale in grado di vincere.
«Sarebbe troppo difficile per chiunque cominciare da zero», ha risposto a chi gli chiedeva di Kamala Harris alla quale comunque ha dato una sorta di benedizione qualora dovesse scendere in campo definendola «qualificata per essere presidente».
I russi se la ridono
Mentre gli alleati degli Stati Uniti presenti al vertice della Nato, da Emmanuel Macron, a Keir Starmer a Giorgia Meloni – almeno ufficialmente – fanno quadrato attorno a Biden, la Russia ha approfittato dei suoi ultimi lapsus per attaccare il presidente americano.
«Tutto il mondo vede le gaffe di Biden», ha commentato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, rifiutandosi tuttavia di valutare le sue chance alle elezioni.
E la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, è tornata con una battuta sullo strafalcione del presidente. «Mi sembra che la famigerata «ingerenza russa nelle elezioni americane» non possa più essere nascosta: c'è un candidato filo-russo controllato dalla 'mano del Cremlino'».