Regno Unito «Boris Johnson fa un gioco sleale con i cittadini britannici»

Gil Bieler

24.7.2019

Boris Johnson 
Boris Johnson 
Yui Mok

Boris Johnson è diventato il nuovo Primo ministro britannico e si appresta a gestire l'uscita del paese dall'UE. Erich Gysling, pubblicista ed esperto di politica estera, teme che la situazione possa finire nel caos.

Boris Johnson ha trionfato nelle elezioni interne al Partito conservatore, diventandone quindi il leader e primo ministro del Paese. I risultati della votazione sono stati annunciati martedì ed oggi, mercoledì, la regina Elisabetta II assegnerà al nuovo capo del Partito conservatore il compito di formare un governo. È arrivato il momento per Boris Johnson di fare concretamente quanto ha promesso: procedere all'uscita dall’UE entro la data prevista del 31 ottobre con o senza accordo. Cosa significa questo per il Paese? «Bluewin» ha intervistato il pubblicista e giornalista Erich Gysling.

Signor Gysling, in qualità di nuovo Primo ministro, Boris Johnson potrebbe estorcere ancora qualcosa a Bruxelles nei negoziati sulla Brexit?

È molto difficile da dire. Non c'è verosimilmente alcuna volontà da parte sua di farlo, poiché si presenta come uno showman, come se fosse in grado di far passare una Brexit anche senza accordo con l’UE e come se ciò non avesse alcuna conseguenza per il Regno Unito. È un'illusione! Boris Johnson fa un gioco sleale con i cittadini britannici.

Johnson vorrebbe attenersi all'uscita prevista per il 31 ottobre, anche se ciò dovesse comportare una Brexit senza accordo. Afferma tuttavia che sia possibile, alla fine, negoziare a posteriori.

Sì, ma è quasi l'unico a crederlo. Lo zoccolo duro di una fazione estrema del Partito conservatore condivide forse questa opinione, ma si tratta di una piccolissima minoranza.

«Se Johnson continuerà ad insistere su questa data, potrebbe veramente verificarsi una Brexit senza accordo.»

Cionondimeno, se non si riuscisse a giungere ad un accordo con Bruxelles entro la data limite, cosa accadrebbe?

Se Johnson continuerà ad insistere su questa data, potrebbe veramente verificarsi una Brexit senza accordo. E nessuno osa immaginare cosa accadrebbe in quel caso. Almeno per un periodo di transizione sarà il caos. I diritti di traffico aereo di British Airways in Europa scadranno e tutto dovrà essere rinegoziato. Si tratta di qualcosa che non si fa da un giorno all'altro. Dovranno essere introdotte, quanto meno, una serie di regolamentazioni doganali per gestire sul piano amministrativo il commercio e la circolazione di persone fra Europa e Regno Unito. Ci sarà grande confusione, e non ci si potrà fare niente.

Erich Gysling, pubblicista e giornalista (in particolare per la trasmissione «Tagesschau» della SRF), è esperto in politica europea e del Medio Oriente.
Erich Gysling, pubblicista e giornalista (in particolare per la trasmissione «Tagesschau» della SRF), è esperto in politica europea e del Medio Oriente.
Keystone/Gaetan Bally

Secondo lei, perché Boris Johnson si intestardisce a voler rispettare questa scadenza?

Probabilmente pensa ancora che la pressione che esercita su Bruxelles costringerà, in un modo o nell'altro, l'Unione europea a piegarsi. Ma l'UE non si piegherà, non foss'altro che in considerazione dell'Irlanda. La gente è solita dire, anche in Svizzera, che l'UE è un'entità centralista che non tiene sufficientemente conto degli interessi degli Stati membri più piccoli. Ma non è vero, e i negoziati sulla Brexit lo hanno dimostrato. L'Irlanda viene tenuta in grande considerazione.

«Ma l'UE non si piegherà, non foss'altro che in considerazione dell'Irlanda.»

La crisi nel golfo dell'Oman è un'altra questione scottante che attende il nuovo Primo ministro. Lei pensa che Johnson possieda le necessarie attitudini diplomatiche?

Finora l'espressione «attitudini diplomatiche» non gli è calzata molto. Ma non bisogna fare confusione: non c'è soltanto la petroliera britannica sequestrata dagli iraniani, ma anche quella iraniana trattenuta dagli inglesi vicino Gibilterra, probabilmente per ordine degli Stati Uniti. È una storia molto interessante: le direttive dell’UE non contemplano alcuna disposizione che impedisca il trasporto di merci verso la Siria. Si vieta esclusivamente l'importazione dalla Siria. Ciò significa che l'esportazione di petrolio verso questo Paese, che ormai si attribuisce all'Iran, non è regolata da alcuna disposizione UE. Del resto, anche dal punto di vista cronologico c'è un aspetto interessante da considerare.

Cosa intende dire?

Il 4 luglio, la petroliera è stata fermata dagli inglesi a largo di Gibilterra. Proprio il giorno prima, il 3 luglio, le autorità locali avevano modificato la loro regolamentazione in materia. Ora basta fare due più due: sapevano che la petroliera sarebbe arrivata ed hanno ricevuto pressioni dagli Stati Uniti. Ed è esattamente ciò che affermano in Iran i sostenitori della linea dura per giustificare le loro azioni contro la nave britannica. Se Boris Johnson vuole negoziare in questa situazione, dovrà già dare prova di grandi capacità diplomatiche, malgrado fino ad oggi non l'abbia mai fatto.

Questo articolo è stato aggiornato dopo l'annuncio del risultato dell'elezione.

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