Stati Uniti Caos al Congresso: è caccia al nuovo speaker statunitense, Scalise un successore papabile?

SDA

4.10.2023 - 22:10

La Camera dei Rappresentanti al Campidoglio a Washington.
La Camera dei Rappresentanti al Campidoglio a Washington.
KEYSTONE

Il silenzio delle strade alberate attorno a Capitol Hill, popolate di giornalisti e telecamere, nasconde un caos senza precedenti nella storia americana. Tra le mura dell'immenso edifico in marmo bianco è iniziata un'altra guerra interna al Partito repubblicano per scegliere il successore di Kevin McCarthy, cacciato da un manipolo di trumpiani che ora puntano a prendere il controllo della Camera piazzando un loro uomo.

Mentre i democratici accusano gli avversari di aver bloccato i lavori del Congresso nel momento più delicato, con una legge di bilancio da approvare entro metà novembre e gli aiuti all'Ucraina nel limbo.

L'unico del Grand old party ad essersi candidato ufficialmente alla poltrona di speaker per ora è Jim Jordan. Cinquantanove anni, dell'Ohio, il repubblicano è al Congresso dal 2007 ed è un falco del partito. Sostenitore della prima ora di Donald Trump, è uno dei più acerrimi nemici del dipartimento di Giustizia, da lui accusato di essere uno strumento politico nella mani di Joe Biden e di aver ostacolato le indagini sul figlio Hunter.

Il successore sarà Steve Scalise?

Tra i papabili alla successione di McCarthy il più quotato è però un altro ultraconservatore e fedelissimo del tycoon, il 57enne Steve Scalise, attuale capogruppo alla Camera, con bisnonni di origine siciliana. «Sarebbe uno speaker fenomenale», ha detto di lui Matt Gaetz, autore del golpe contro McCarthy ed esponente di punta della fronda «Maga» che con i suoi venti voti ha potere di veto su qualsiasi scelta.

Il deputato ha fatto i nomi anche di Tom Emmer, Mike Johnson, Jody Arrington e Kevin Hearn. Su Scalise grava l'ombra dei contatti con il 73enne suprematista David Duke, ex membro del Ku Klux Klan della Louisiana che ha corso per varie cariche (compresa la Casa Bianca) e che nel 2016 diede il suo endorsement a Trump.

Secondo il New York Times, all'inizio della sua carriera Sacalise diceva di essere «come Duke ma senza il carico» del suo controverso passato. Vicino alla lobby delle armi, nel 2017 rimase ferito in un attentato da parte di un estremista di sinistra anti-Trump mentre giocava a baseball con alcuni colleghi di partito e recentemente ha annunciato di avere un mieloma multiplo e di seguire un trattamento anti cancro.

Trump fa silenzio stampe

Il tycoon, l'eminenza bionda dietro a tutta l'operazione, per il momento non si espone e, in un post sul suo social media Truth, si limita ad invitare i repubblicani a «non combattere tra loro ma contro i democratici della sinistra radicale».

Sui social circola il suo nome come possibile speaker con tanto di foto con il tradizionale martelletto in mano. «Sono concentrato ad essere eletto presidente, ma in molti me l'hanno chiesto», ha commentato Trump fuori dal tribunale di New York.

Lo speaker ad interim ha poteri limitati

Nel frattempo, da qui all'11 ottobre, quando inizierà la votazione per eleggere il nuovo leader della Camera, a Capitol Hill c'è un problema di gestione. Secondo il regolamento infatti, lo speaker ad interim Patrick McHenry ha poteri limitati e può soltanto fare comunicazioni, rispondere alle interrogazioni parlamentari, pronunciarsi su mozioni d'ordine e designare un suo successore pro tempore.

Ma non può presiedere una sessione congiunta del Congresso o prendere decisioni senza l'unanimità della Camera. Essendo un evento senza precedenti, inoltre, la situazione è ancora più ingarbugliata e gli esperti sono divisi, soprattutto rispetto alle leggi che possono essere approvate.

Secondo alcuni infatti la House può passare una legge ritenuta «necessaria» dalla Costituzione, ma tutto il resto dovrà aspettare. Per ora, l'unica decisione presa da McHenry è stata quella di sfrattare Nancy Pelosi dal suo ufficio. Una mossa che l'ex speaker democratica, in California per il funerale di Dianne Feinstein, non gli ha perdonato. «Con tutte le cose importanti da fare, la prima è stata ordinarmi di lasciare il mio ufficio a Capitol Hill».

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