BelgradoCaos all'Europride, scontri e governo diviso
SDA
17.9.2022 - 21:53
Questo sabato a Belgrado il primo Europride organizzato in un Paese del sudest Europa si è risolto in un autentico caos, sia nelle strade della capitale della Serbia sia a livello politico con una evidente frattura in seno al governo.
17.09.2022, 21:53
17.09.2022, 22:00
SDA
Mentre infatti il ministro dell'interno, il falco filorusso Aleksandar Vulin, ha vietato ieri, venerdì, il corteo del movimento Lgbtiq, unitamente alla contromanifestazione anti-gay, la premier Ana Brnabic – lesbica dichiarata e sostenitrice del movimento omosessuale – ha dato oggi luce verde alla manifestazione e al corteo, svoltosi peraltro sotto scorta di un ingente dispositivo di poliziotti in assetto antisommossa, e con un percorso deviato e abbreviato che ha portato le migliaia di dimostranti rapidamente e quasi «di nascosto» al parco della capitale per l'annunciato concerto finale.
La premier dal canto suo non ha preso parte al corteo avendo preferito, come ha detto lei stessa ai giornalisti in serata, stare con le forze di sicurezza, per dare loro sostegno ed essere certa che tutti i manifestanti fossero in sicurezza.
In tutto ciò non è passata inosservata l'assenza dalla scena del presidente Aleksandar Vucic, protagonista indiscusso di ogni evento rilevante nel Paese, ma che sull'Europride ha preferito farsi da parte e delegare ogni decisione e responsabilità al ministero dell'Interno.
«Non voglio occuparmi di un tema imposto in modo perverso al popolo serbo»
«Non voglio occuparmi di un tema imposto in modo perverso al popolo serbo, sia dai favorevoli che dai contrari, come se fosse questione di vita o di morte. Tutti partecipano insieme a una guerra ibrida contro il proprio Paese», aveva detto ieri Vucic sottolineando di avere cose più importanti a cui pensare, Kosovo e crisi energetica in primo luogo. Una posizione del resto a conferma della scarsa predilezione del presidente per il movimento dei diritti gay.
Nonostante la pioggia e il tempo autunnale , alcune migliaia di manifestanti si sono radunati nel pomeriggio simbolicamente davanti alla Corte costituzionale – che in passato a più riprese ha definito illegittimi i divieti dei Gay Pride – muovendosi poi in corteo.
Mentre in vari punti del centro città gruppi di nazionalisti omofobi, appoggiati dalla Chiesa ortodossa e tenuti a bada dalla polizia, inveivano contro gli omosessuali, mostrando croci, icone e drappi religiosi, la marcia arcobaleno è stata subito deviata da massicci cordoni di agenti, che l'hanno indirizzata verso un percorso ridotto per facilitare l'arrivo allo stadio del parco Tasmajdan, dove in serata è previsto il concerto a chiusura dell'Europride.
Alla manifestazione, contrassegnata da incidenti, tafferugli e decine di fermi di contromanifestanti violenti – hanno preso parte, oltre a numerosi dimostranti giunti dall'estero, anche europarlamentari, la commissaria Ue per le pari opportunità, ambasciatori di vari Paesi, tutti a sostegno dei diritti e della diversità, per incoraggiare il futuro europeo della Serbia. Un futuro tuttavia offuscato dal caos e dalle divisioni che hanno segnato l'Europride di Belgrado.