Indipendentismo Catalogna: oggi sentenza leader separatisti

ATS

14.10.2019 - 08:41

La Spagna si prepara a conoscere oggi la sentenza della Corte Suprema spagnola contro i 12 leader separatisti catalani accusati, fra le altre cose, di 'ribellione', per la proclamazione d'indipendenza del parlamento catalano dell'ottobre 2017
La Spagna si prepara a conoscere oggi la sentenza della Corte Suprema spagnola contro i 12 leader separatisti catalani accusati, fra le altre cose, di 'ribellione', per la proclamazione d'indipendenza del parlamento catalano dell'ottobre 2017
Source: KEYSTONE/EPA/STEPHANIE LECOCQ

La Spagna si prepara a conoscere oggi la sentenza della Corte Suprema spagnola contro i 12 leader separatisti catalani accusati, fra le altre cose, di 'ribellione', per la proclamazione d'indipendenza del parlamento catalano dell'ottobre 2017.

Un reato, quello di ribellione, che potrebbe comportare molti anni di carcere per almeno nove degli imputati, fra cui l'ex vicepremier della Generalitat Oriol Junqueras e la ex presidente del parlamento catalano Carme Forcadell. Altri reati contestati sono quello di 'sedizione', 'appropriazione indebita', per l'uso presunto di denaro pubblico per il referendum indipendentista (illegale per Madrid), e 'disobbedienza': l'unico ammesso dagli imputati in aula. Un reato 'minore' che può comportare l'interdizione dai pubblici uffici ma non il carcere.

I 12 imputati sono, oltre a Junqueras e Forcadell, l'ex portavoce del governo Jordi Turull, gli ex ministri Raul Romeva, Dolors Bassa, Josep Rull, Carles Mundó, Meritxell Borràs, Santi Vila e Joaquim Forn e i due leader indipendentisti Jordi Sànchez e Jordi Cuixart. Non sono invece stati processati perché riparati all'estero l'ex leader della Generalitat, Carles Puigdemont, con altri cinque esponenti catalani.

Il processo è durato quattro mesi, durante i quali sono stati ascoltati almeno 400 testimoni, fra cui lo stesso premier di allora, Mariano Rajoy, del Pp. E si è concluso in giugno.

La polizia, fa sapere El Pais, è schierata in modo più massiccio del solito in Catalogna, dove si temono disordini e proteste nel caso di una sentenza di condanna. Il governo presieduto da Pedro Sanchez ha messo in chiaro che non sarà tollerata alcuna violenza, agitando lo spauracchio della sospensione dell'autonomia catalana: un passo già compiuto due anni fa dall'allora governo conservatore di Rajoy.

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