Comitato Olimpico Comitato Olimpico: «Non ci siamo piegati alla Cina, gli atleti possono esprimersi»
hm, ats
7.2.2022 - 19:00
Il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) si è piegato al volere del governo cinese, imponendo agli atleti di non prendere posizione politicamente? «In realtà è tutto il contrario», ribatte Christophe Dubi, direttore esecutivo dei Giochi di Pechino.
07.02.2022, 19:00
08.02.2022, 15:57
SDA
«A partire dal 2015 abbiamo ottenuto la liberà di espressione sia per i media che per gli atleti», afferma Dubi in un'intervista diffusa stamani dalla radio RTS. «Ma gli sportivi, fra di loro, in una consultazione che ha riunito 6000 atleti di tutti i paesi, hanno deciso che nelle piste e nei palazzetti del ghiaccio non ci si esprime, che nelle cerimonie di apertura e chiusura non hanno spazio le opinioni politiche, idem per le cerimonie protocollari».
«Al contrario, ovunque nelle altre occasioni, e su questo insisto fortemente, i media e gli atleti possono esprimersi nel quadro di una conferenza stampa», spiega il funzionario elvetico del CIO. Gli sportivi «possono esprimere le loro opinioni politiche, personali, religiose, tutto quello che vogliono, e non ci saranno conseguenze, né da parte nostra, né da parte del governo cinese», assicura.
Gli atleti volevano preservare dei luoghi precisi: sono loro che lo hanno deciso, prosegue l'intervistato. «Altrove si garantisce la libertà di espressione: e quando dico che la si garantisce, è il 100%», dice.
Riguardo alle ultime esternazioni della tennista Peng Shuai, Dubi ha detto di «non poter mettere in dubbio le sue parole». «Sulla base di quale diritto dovrei dubitare di quello che dice a un giornalista francese?», si chiede.
Come noto Shuai ha parlato per la prima volta con un media occidentale dopo le accuse di violenza sessuale – poi ritrattate – nei confronti dell'ex vicepremier Zhang Gaoli. Alla testata francese L'Équipe ha ribadito di «non aver mai subito violenza e di non essere mai scomparsa», parlando in un «enorme malinteso».