La Corea del Nord ha testato due non meglio precisati «proiettili» da un lanciatore multiplo di grandi dimensioni: è l'ultima ipotesi del Comando di Stato maggiore congiunto sudcoreano, secondo cui l'operazione sarebbe avvenuta intorno alle 8:59 in Svizzera.
I due proiettili sono stati lanciati da Yeonpo, provincia orientale di South Hamgyong, verso il mar del Giappone, e, in base alle prime valutazioni, avrebbero entrambi coperto una distanza di circa 380 kn e un'altitudine massima di 97 km, con un intervallo di lancio di 30 secondi.
«Le autorità d'intelligence sudcoreane e americane stanno esaminando aspetti aggiuntivi. I nostri militari monitorano la situazione in caso di lanci ulteriori, tenendo la postura pronta di reattività», si legge in una nota dei militari, in cui si esprime un «forte rammarico» per un'iniziativa che non aiuta a distendere le tensioni sulla penisola coreana.
Si tratta del 13esimo lancio dell'anno e del primo dal 31 ottobre, quando due missili furono testati da un lanciatore multiplo verso il mar del Giappone.
Tra le diverse operazioni, figurano quelle con diversi tipi di vettori a corto raggio, inclusa una versione locale dell Iskander russo, e di un'altra aggiornata di un missile a lancio sottomarino, il Pukguksong-3.
Ad alimentare le tensioni, il leader nordcoreano Kim Jong-un ha guidato sabato le esercitazioni di artiglieria sulla costa occidentale, sulla isola di confine di Changrin, nel mar Giallo.
Il governo sudcoreano, ha riferito la Yonhap, ha inviato al Nord una protesta, sollecitando la fine delle provocazioni.
In un apparente segnale d'allerta, gli Usa hanno fatto decollare mercoledì, e per la durata di due giorni, tre aerei spia (i modelli EP-3E, RC-135V e E-8C) sulla penisola coreana.
L'attivismo di Kim si lega allo stallo negoziale con gli Usa sulla denuclearizzazione, con Pyongyang che ha dato tempo a Washington fino alla fine dell'anno per presentare una nuova proposta che possa sbloccare la situazione de evitare che il Nord abbandoni il tavolo optando per una «nuova via».
Washington ha da ultimo provato a sondare gli umori per una ripresa del confronto, ma il Nord ha chiesto come condizione l'abbandono della politica «ostile nei suoi confronti».
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