Giustizia Cpi condanna congolese a 30 anni di carcere

ATS

7.11.2019 - 14:12

Bosco Ntaganda oggi in aula all'Aja in attesa del pronunciamento della pena.
Bosco Ntaganda oggi in aula all'Aja in attesa del pronunciamento della pena.
Source: Keystone/EPA AP POOL/PETER DEJONG

La Corte penale internazionale dell'Aja ha condannato oggi l'ex capo ribelle congolese Bosco Ntaganda, noto come «The Terminator», a 30 anni di carcere. Lo riferisce al-Jazeera specificando che la sentenza rappresenta la maggiore condanna inflitta da questo tribunale.

Ntaganda è stato dichiarato colpevole in luglio di crimini di guerra nell'Ituri, provincia nord-orientale della Repubblica Democratica del Congo (RDC). Sono in totale 13 i suoi crimini di guerra e cinque quelli contro l'umanità. Il 46enne nato in Ruanda ha fatto appello contro la condanna.

Ntaganda è entrato nell'ambasciata degli Stati Uniti nella capitale ruandese Kigali nel 2013 per chiedere di essere inviato al tribunale internazionale nei Paesi Bassi. I pubblici ministeri hanno affermato che la sua decisione di consegnarsi alla Corte quell'anno era basata sul fatto che la sua vita era in pericolo a causa di una faida nel gruppo ribelle M23 fondato dallo stesso Ntaganda, generale dell'esercito congolese dal 2007 al 2012, dopo il conflitto nell'Ituri.

Secondo organizzazioni per la difesa di diritti umani, più di 60mila persone sono state uccise dallo scoppio delle violenze nella regione di Ituri nel 1999. La Corte dell'Aja ha affermato che i combattenti fedeli a Ntaganda hanno commesso atrocità quali un massacro in un campo di banane dietro il villaggio di Kobu, nel nord-est della RDC, in cui almeno 49 persone, tra le quali bambini e neonati, sono state uccise (sventrate o con la testa fracassata). Ntaganda è stato anche responsabile dello stupro e della schiavitù sessuale di ragazze minorenni, nonché del reclutamento di soldati di età inferiore ai 15 anni.

Durante il processo, l'ex capo ribelle è stato ritratto anche come lo spietato leader delle rivolte etniche dei Tutsi nei conflitti che agitarono la RDC dopo il loro genocidio del 1994 nel vicino Ruanda. Ntaganda ha detto ai magistrati di essere «un soldato, non un criminale» e che per lui non si può applicare il soprannome di «Terminator».

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