Il fedele di Trump in difficoltàDopo la condanna milionaria, Rudy Giuliani dichiara bancarotta
dpa / toko
21.12.2023
Il fedele alleato dell'ex presidente Donald Trump, Rudy Giuliani, è al verde. Dopo essere stato condannato a pagare 148 milioni di dollari in danni per aver diffamato due lavoratrici elettorali, l'ex sindaco di New York ha dichiarato bancarotta.
dpa / toko
21.12.2023, 20:14
22.12.2023, 18:11
dpa / toko
Hai fretta? blue News riassume per te
L'ex sindaco di New York Rudy Giuliani ha dichiarato bancarotta.
Questo dopo essere stato condannato a pagare quasi 150 milioni per aver diffamato due ex operatrici elettorali.
Il fedele alleato di Donald Trump è stato condannato per danni la settimana scorsa perché, dopo le elezioni presidenziali del 2020, aveva falsamente affermato che due assistenti avevano gettato via le schede elettorali per il tycoon e contato delle schede falsificate per il democratico Joe Biden.
L'ex sindaco di New York Rudy Giuliani, che deve pagare quasi 150 milioni di dollari di danni per aver diffamato due ex collaboratrici elettorali, ha dichiarato bancarotta. È quanto emerge da un atto del tribunale pubblicato giovedì.
Il fedele alleato dell’ex presidente Donald Trump è stato condannato per danni la settimana scorsa perché, dopo le elezioni presidenziali del 2020, aveva falsamente affermato che due assistenti avevano gettato via le schede elettorali per il tycoon e contato delle finte schede per il democratico Joe Biden.
Le due collaboratrici elettorali Ruby Freeman e Shaye Moss nello Stato della Georgia, madre e figlia, hanno fatto causa al 79enne. Entrambe le donne hanno ricevuto l’attenzione nazionale lo scorso anno quando hanno testimoniato davanti al Comitato del Congresso che indagava sull’attacco al Campidoglio. Shaye Moss ha raccontato che è stata minacciata, anche di morte.
Le due operatrici elettorali afroamericane hanno accusato Giuliani di aver distrutto la loro reputazione con le sue affermazioni, che hanno loro anche procurato numerose minacce, perfino di origine razzista. Una giuria a Washington ha però dato loro ragione.