La giravolta di Ankara Erdogan negli Emirati dopo 10 anni, la giravolta di Ankara

SDA

14.2.2022 - 21:02

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan non si recava negli Emirati Arabi Uniti dal febbraio 2013, ma i quasi 10 anni di crisi che si sono consumati dopo quella visita sembrano oggi solo un lontano ricordo.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan non si recava negli Emirati Arabi Uniti dal febbraio 2013, ma i quasi 10 anni di crisi che si sono consumati dopo quella visita sembrano oggi solo un lontano ricordo.
Keystone

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan non si recava negli Emirati Arabi Uniti dal febbraio 2013, ma i quasi 10 anni di crisi che si sono consumati dopo quella visita sembrano oggi solo un lontano ricordo.

Keystone-SDA

Ankara e Abu Dhabi si lasciano alle spalle un decennio da nemici e voltano pagina, firmando accordi di cooperazione ad ogni livello tra cui uno per il libero scambio commerciale e uno tra le industrie della Difesa.

In occasione della visita di Erdogan oggi, il principe ereditario Mohammed bin Zayed al Nahyan (noto come Mbz, in analogia al suo omologo saudita Mohammed bin Salman, concosciuto come Mbs) ha organizzato una cerimonia in grande stile, con colpi di cannone e caccia in formazione acrobatica che hanno lasciato nel cielo di Abu Dhabi scie rosse e bianche come i colori della bandiera turca.

Una scena inimmaginabile soltanto fino a pochi anni fa quando, tra il 2019 e il 2020, il generale Khalifa Haftar tentava di conquistare Tripoli con l'aiuto di droni forniti dagli Emirati, mentre la Turchia metteva in campo la sua forza militare per difendere la capitale libica dall'uomo forte della Cirenaica.

Gli scontri tra i due Paesi non solo in nord Africa

Lo scontro tra i due Paesi non si è consumato soltanto in nord Africa, ma anche nel Mediterraneo orientale, per il sostegno degli Emirati a Grecia e Cipro nelle dispute con la Turchia riguardo alle risorse energetiche al largo della costa cipriota, e nel conflitto in Siria dove gli interventi di Ankara contro le forze curde nelle regioni settentrionali a ridosso del confine turco vennero bollate dalle istituzioni emiratine come invasione.

Gli scontri in Libia, Siria e Mediterraneo seguivano di pochi anni altre rotture ancora più profonde, e all'epoca apparentemente insanabili, come l'accusa di Ankara per cui Abu Dhabi avrebbe sostenuto i golpisti nel tentato colpo di Stato contro Erdogan del 2016, e soprattutto il sostegno della Turchia al Qatar l'anno successivo, quando Doha fu isolata da vari Paesi del Golfo.

Gli sforzi per la normalizzazione sono iniziati sotto traccia nel 2021 per poi svilupparsi chiaramente alla fine dello scorso anno, contemporaneamente ai tentativi da parte di Ankara di risolvere i problemi anche con l'Arabia Saudita di Mbs, che da più parti in Turchia era stato accusato di essere il mandante dell'omicidio del giornalista Jamal Khashoggi nel consolato di Riad a Istanbul.

La normalizzazione con i sauditi non sembra all'orizzonte

La normalizzazione con i sauditi non sembra all'orizzonte, ma Erdogan è riuscito invece a convincere Mbz, che a novembre scorso si è recato ad Ankara con una delegazione di ministri firmando accordi di investimento per 10 miliardi di dollari.

Con 8 miliardi di interscambio economico, gli Emirati già rappresentano il maggiore partner commerciale per la Turchia nel Medio Oriente, ma Erdogan vuole aumentare il volume degli affari anche con l'idea di risollevare la Turchia dalla crisi economica provocata dalla svalutazione della lira turca. A questo proposito, solo nelle scorse settimane le banche centrali di Turchia ed Emirati avevano firmato un accordo swap dal valore di quasi 5 miliardi di dollari.