L'addio di Donald Trump è affidato a un video registrato lunedì sera nella Blue Room della Casa Bianca, a poche ore dal cambio della guardia con Joe Biden. Un addio pieno di frustrazione, di rabbia e rancore. Graziati molti suoi alleati, tra cui Steve Bannon.
Parole di un leader al capolinea che continua a non accettare la sconfitta, ma che ha finito il mandato in maniera drammatica, travolto dai suoi stessi eccessi. Per questo lasciato solo, circondato unicamente dai familiari e da una ormai ridottissima pattuglia di fedelissimi ed irriducibili.
«La nostra lotta continua», promette Trump, sempre più perso nei meandri di quelle teorie cospirazioniste secondo cui le elezioni sono state truccate e rubate da un fantomatico 'deep state'.
L'elenco delle promesse mantenute
Nel video di addio, inoltre, elenca una ad una le promesse mantenute, dal muro col Messico al taglio delle tasse, dalla promozione della pace in Medio Oriente al pugno duro con Cina e Iran.
Ma non solo. Afferma anche di essere stato il primo presidente da decenni a chiudere il suo mandato senza guerre e rivendica la sua durezza contro la Cina che è servita - spiega - a mettere mai come prima il mondo insieme nel contrastare Pechino.
Il presidente uscente ha fra le altre cose invitato l'America a pregare per il successo dell'Amministrazione Biden. «Mentre mi preparo a passare il potere a una nuova amministrazione, a mezzogiorno di domani, voglio che sappiate che il movimento che abbiamo avviato è solo all'inizio», ha detto.
Tornando ai fatti recenti, ha poi dichiarato: «Tutti gli americani sono rimasti sconvolti dall'assalto al nostro Congresso. La violenza politica è un attacco a chiunque ami l'America e non può essere mai tollerata».
Scaricato anche dai suoi alleati di sempre
Ma oramai a scaricarlo sono anche i suoi alleati di sempre e i vertici del partito che nel 2016 lo ha fatto eleggere.
L'ultimo schiaffo da parte del leader dei senatori repubblicani Mitch McConnell: «È lui che ha provocato la folla che ha assaltato il Congresso, riempendola di bugie». Parole pesantissime in vista del voto del Senato sull'impeachment, con un processo in Senato che potrebbe porre la parole fine su ogni ambizione politica futura di Trump e dei componenti della sua famiglia.
Per quanto controversi siano stati i suoi quattro anni di presidenza, anche sul fronte della gestione della pandemia, nessuno prima dei tragici fatti del Congresso immaginava un congedo simile.
Niente interviste di commiato, e niente discorso alla nazione in diretta tv e in prima serata, come si conviene ad ogni presidente uscente. Trump nell'ultima settimana del suo mandato non è mai uscito dalla Casa Bianca. Nessuna apparizione pubblica, solo in pochissimi lo hanno incontrato.
Ha seminato mine sulla strada della nuova amministrazione
Le ultime parole da Commander in Chief verranno pronunciate ore prima che inizino le celebrazioni dell'Inauguration Day davanti un hangar della base di Andrews, dove Trump salutato dalle note di una banda militare salirà per l'ultima volta a bordo dell'Air Force One e si involerà verso la Florida e un futuro pieno di incognite e di incertezza. Anche per le tante inchieste giudiziarie che lo aspettano.
Non ha rinunciato però a seminare le ultime mine sulla strada della nuova amministrazione. Così nelle ultimissime ore è arrivata da parte del segretario di Stato uscente, Mike Pompeo, l'accusa di «genocidio» alla Cina per la persecuzione degli uiguri, destinata ad appesantire ulteriormente i rapporti tra Washington e Pechino e a rendere più difficile la tessitura di un nuovo dialogo da parte dell'amministrazione entrante.
Poi la revoca a partire dal 26 gennaio del bando dei viaggi dall'Europa e dal Brasile, deciso a suo tempo nel tentativo di frenare i contagi: un passo questo per cercare di sabotare il tentativo di Biden di imprimere una svolta alla lotta al virus.
Trump grazia lo stratega Steve Bannon
A tutto ciò si aggiunge la raffica di controversi provvedimenti di grazia e di commutazione della pena, soprattutto per salvare gli ultimi amici e alleati ancora nelle grinfie della giustizia, come il suo amico Steve Bannon.
Infatti, come comunica la Casa Bianca in una nota, poco prima di lasciare il suo incarico, «il presidente Donald J. Trump ha concesso la grazia a 73 persone e ha commutato le condanne di altre 70».
Nella lista non figurano né lui né i suoi figli, come peraltro preannunciato nei giorni scorsi.
Trump salva anche un rapper
Trump ha graziato anche Steve Bannon, uno degli artefici della campagna presidenziale del 2016 prima di essere allontanato dallo stesso Trump e in seguito accusato di appropriazione indebita di fondi presumibilmente destinati alla costruzione del muro al confine tra Stati Uniti e Messico.
Tra le altre persone graziate ci sono il suo ex raccoglitore di fondi Elliott Broidy, perseguito per una campagna di lobbying illegale, e il rapper americano Lil Wayne che il mese scorso si è dichiarato colpevole per il possesso di un'arma da fuoco.
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