Guerra in Medio OrienteRotta la tregua, Israele torna a bombardare la Striscia di Gaza
SDA
18.3.2025 - 21:22
«Le porte dell'inferno si apriranno a Gaza», ha minacciato il ministro della difesa Israel Katz.
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La tregua tra Israele e Hamas si è chiusa drammaticamente dopo due mesi la scorsa notte, quando i caccia delle Forze di difesa israeliane (IDF) hanno ripreso a bombardare intensamente la Strsicia di Gaza. Le autorità della Striscia hanno riferito che almeno 400 persone sono state uccise dalle ondate di attacchi, di cui – secondo l'Unicef – 130 bambini.
Keystone-SDA
18.03.2025, 21:22
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Il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il ministro della difesa Israel Katz in una nota congiunta alle due del mattino hanno annunciato di avere «dato ordine all'esercito di agire con forza contro Hamas, dopo che si è rifiutato di liberare gli ostaggi e ha respinto tutte le proposte dell'inviato americano Steve Witkoff e dei mediatori». Prima di lanciare i nuovi raid, Israele ha avvisato l'alleato statunitense.
Il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americano Brian Hughes ha dichiarato che «Hamas avrebbe potuto rilasciare i rapiti per estendere il cessate il fuoco, ma invece ha scelto la guerra».
Katz ha rievocato le parole del presidente degli Stati Uniti Donald Trump minacciando: «Le porte dell'inferno si apriranno a Gaza. Hamas verrà colpita con una forza mai vista prima. Non smetteremo di combattere finché tutti gli ostaggi non torneranno a casa».
I caccia americani prendono di mira la capitale dello Yemen
La portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, poco dopo l'inizio dei bombardamenti ha ribadito che il presidente Trump è stato chiaro: «Hamas, gli Huthi, l'Iran e tutti quelli che stanno cercando di terrorizzare Israele e gli Stati Uniti pagheranno un prezzo. Tutti i terroristi in Medio Oriente dovrebbero prendere il presidente sul serio quando dice che non ha paura di difendere gli USA e Israele».
E di fatto i caccia americani stanno colpendo duramente gli Huthi prendendo di mira la capitale dello Yemen, Sana'a, il porto di Hodeida dove arrivano le armi inviate dalla Repubblica islamica e diverse altre aree dove sono stati distrutti siti militari, arsenali e basi del gruppo filoiraniano. Un missile balistico lanciato stasera contro Israele, per la prima volta da due mesi, è stato intercettato dal sistema Arrow.
Nel frattempo, indiscrezioni non confermate ufficialmente riportano che nella notte una nave dell'intelligence iraniana in navigazione nel Mar Arabico sarebbe stata colpita e affondata. Se fosse confermato, si tratterebbe di un'azione diretta contro l'Iran.
Hamas «non ha respinto la proposta USA»
In serata Hamas ha sostenuto che «stava affrontando in modo responsabile i negoziati, non ha respinto la proposta USA ma stava trattando».
La risposta di Netanyahu è arrivata in un videomessaggio registrato in cui ha messo ancora più in chiaro la posizione di Gerusalemme: «Nelle ultime 24 ore Hamas ha sentito la nostra forza. Voglio garantirvi: questo è solo l'inizio», ha detto, avvertendo che «d'ora in avanti, i negoziati avverranno solo sotto il fuoco».
La ripresa della guerra intanto ha gettato ancor di più nello sconforto i familiari degli ostaggi, 59 tuttora a Gaza da 529 giorni, di cui 24 ancora in vita, ritenendo che la scelta di Netanyahu sia letale per i loro cari.
I parenti chiedono un'azione immediata per liberare i rapiti
Manifestazioni con decine di migliaia di persone si sono tenute fino alla sera tardi in tutto il paese. A Tel Aviv, Gerusalemme, Haifa, le persone sono scese in piazza chiedendo risposte e un'azione immediata per riportare a casa i rapiti.
Il presidente israeliano Isaac Herzog ha scongiurato il governo di stare vicino ai familiari, di accoglierli, sostenerli: «Parlate con loro, ascoltateli. Stanno vivendo un inferno indescrivibile. Questo è il momento di mostrare responsabilità, sensibilità e unità, evitando le controversie per concentrarsi sulla liberazione degli ostaggi e la sconfitta di Hamas».
Plaude invece ai combattimenti il partito di estrema destra Otzma Yehudit di Itamar Ben-Gvir, che ha accettato di tornare dentro la coalizione di governo dopo le dimissioni in segno di protesta contro l'accordo di cessate il fuoco del 19 gennaio.
Per il momento le armi sono l'unico strumento in campo
Frenetici i tentativi dell'Egitto e del Qatar durante la giornata di impedire che l'escalation prosegua: funzionari dell'intelligence del Cairo hanno convocato d'urgenza una delegazione di Hamas per discutere le modalità per fermare i caccia dell'aeronautica, proponendo l'immediato rilascio di diversi ostaggi in cambio del cessate il fuoco immediato.
Israele ha informato i mediatori che al momento rifiuta la proposta. Per il momento le armi sembrano quindi l'unico strumento messo in campo per smuovere lo stallo in cui da settimane erano finiti i colloqui per procedere con l'accordo di tregua e liberazione dei rapiti.
A Gaza un'altra notte di Ramadan con l'orrore delle bombe
L'IDF ha confermato che nella Striscia sono stati eliminati non solo capi militari di Hamas e Jihad islamica palestinese, ma anche alti funzionari politici e le famiglie che erano con loro al momento dei raid.
Uccisi anche il primo ministro de facto di Gaza, Issam Da'alis, Ahmad al-Khatta, direttore generale del ministero della giustizia di Hamas, Mahmoud Abu Watfa, a capo del ministero degli interni del gruppo terroristico, responsabile della polizia e dei servizi di sicurezza interna di Hamas a Gaza, e Bahjat Abu Sultan, capo delle forze di sicurezza interna dell'organizzazione terroristica.
A Gaza, la popolazione vive un'altra notte di Ramadan con l'orrore delle bombe.