Gran Bretagna Corsa elettorale: ultimo assalto TV di Corbyn a Johnson

ATS

6.12.2019 - 20:07

Jeremy Corbyn pronto al confronto.
Jeremy Corbyn pronto al confronto.
Source: KEYSTONE/AP/ALBERTO PEZZALI

Un leader accusato di mentire con allarmante disinvoltura contro un altro bollato come passatista e «indeciso a tutto».

È uno scontro fra punti deboli – almeno a dar retta all'establishment mediatico britannico, ma anche all'immagine che i due protagonisti si rinfacciano l'un l'altro – quello che oppone Boris Johnson e Jeremy Corbyn nel secondo e ultimo duello tv della corsa elettorale, entrata ormai nella settimana finale, verso il voto del 12 dicembre.

Corsa che torna a concentrarsi in prima battuta sulla vera posta in palio delle urne: il destino della Brexit.

Corbyn costretto a inseguire nei sondaggi

Per il capofila dell'opposizione – costretto a inseguire nei sondaggi il premier Tory, stabile attorno al 42% dei consensi stimati malgrado i segnali di recupero parziale accreditati da qualche rilevazione al Labour sotto lo scarto dei 10 punti – la sensazione è quella di un ultimo assalto. Giocato sulla denuncia dell'attendibilità (o dell'inattendibilità) di BoJo.

Dossier che il 70enne Corbyn ha introdotto ancor prima della resa dei conti di fronte a un campione di 100 elettori moderata negli studi della Bbc dal veterano Nick Robinson svelando un documento filtrato dagli stessi uffici governativi: il secondo in pochi giorni dopo quello usato per imputare a Johnson d'essere pronto a svendere dopo l'addio all'Ue il sistema sanitario nazionale del Regno (Nhs) agli interessi di Donald Trump e delle avide corporation farmaceutiche private Usa.

«Corbyn prima era indeciso, ora non è sicuro»

Temi cui Boris Johnson risponde del resto da par suo. Rivendicando come un merito il voler mettere fine all'agonia sull'uscita dall'UE a tre anni dal voto referendario del 2016 e garantendo «la Brexit fatta» per il 31 gennaio 2020, in caso di vittoria elettorale, come premessa per far ripartire il Paese «innestando la quinta».

Nonché ribaltando il marchio d'inaffidabilità proprio su Corbyn, accusato di avere idee economiche «marxiste», ma soprattutto di voler dividere il Paese con un secondo referendum sull'Europa, impegnandosi per di più a restare «neutrale».

«Jeremy Corbyn prima era indeciso, ora non è sicuro», ironizza l'inquilino in carica di Downing Street aggrappandosi persino a uno slogan da tempi di guerra: «Non vogliamo una Gran Bretagna neutrale».

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