Sono passati 75 anni da quel 20 luglio del 1944, quando un gruppo di militari e civili dissidenti dettero vita all'Operazione Valchiria, un piano per uccidere Adolf Hitler con una bomba nascosta in una valigetta.
Il complotto arrivò molto vicino al successo, e avrebbe cambiato la storia, ma il Führer miracolosamente si salvò e i cospiratori, oltre 200 persone, furono fucilati nell'arco di 24 ore, a partire da uno dei loro leader, il colonnello dello Stato maggiore Claus von Stauffenberg.
In occasione dell'anniversario di quel coraggioso blitz, la Germania rende loro omaggio, con la cancelliera Angela Merkel che ha definito quegli uomini «un esempio», ammonendo che «solo comprendendo il nostro passato possiamo costruire un futuro migliore», mentre ancora «oggi siamo obbligati ad affrontare tendenze che mirano a distruggere la democrazia, compreso l'estremismo di destra». «Coloro che agirono il 20 luglio sono un esempio per noi perché hanno dimostrato che agirono seguendo la loro coscienza e in tal modo hanno dato forma ad una parte della storia tedesca che altrimenti sarebbe stata definita solo dalle tenebre del nazismo», ha detto la cancelliera in un video messaggio.
Quel giorno von Stauffenberg – eroe di guerra sopravvissuto ad un bombardamento in Tunisia in cui perse la mano destra, l'occhio sinistro e due dita della mano sinistra – riuscì a lasciare la valigetta con la bomba sotto al tavolo del quartier generale di Hitler nella Prussia orientale, la cosiddetta Tana del Lupo. Poco prima che esplodesse, un ufficiale casualmente la spostò, salvando così inconsapevolmente la vita al Führer.
Inizialmente i cospiratori lo ritennero però morto e dettero il via alla seconda parte del piano, che prevedeva la presa del controllo di tutti i centri del potere a Berlino, per poi proporre agli alleati una resa dignitosa ed evitare altri milioni di morti. Nel giro di poche ore il fallimento fu però evidente. Hitler parlò alla radio e i cospiratori finirono davanti al plotone di esecuzione, compreso von Stauffenberg, che sul grande schermo ha avuto di recente il volto di Tom Cruise. Il Führer ne uscì invece rafforzato. «Ora – affermò – sono più che mai convinto che la grande causa che servo sopravviverà ai suoi pericoli attuali e che tutto può essere portato a buon fine».
Quegli eroi, con cui secondo la Merkel la Germania ha un debito di gratitudine, fino a qualche decennio fa venivano ancora definiti da alcuni dei «traditori», se non ignorati e dimenticati. In effetti, la resistenza al nazismo è stata «laboriosamente accattata» solo nel corso dei decenni, afferma Johannes Tuchel, direttore del museo e memoriale della resistenza tedesca a Berlino, citato dal Times of Israel.
Tuchel ammette che la resistenza all'interno dell'esercito tedesco era minima, mentre i militari tedeschi avevano circa 8 milioni di uomini in armi e solo «una manciata o due» dei suoi oltre 1000 generali parteciparono al complotto. Tuttavia, ora von Stauffenberg «è un simbolo» e ormai, come ha mostrato un sondaggio del 2004, la maggioranza dei tedeschi ritiene la resistenza al nazismo «importante per la nostra cultura politica».
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