Tensione in Mar Rosso Houthi: «Risponderemo agli USA», ma resta l'incognita Iran

SDA

4.2.2024 - 20:47

Una foto resa disponibile dal Comando Centrale degli Stati Uniti il 3 febbraio 2024 (pubblicata il 4 febbraio 2024) di un lancio di missili da una nave della marina americana al largo dello Yemen.
Una foto resa disponibile dal Comando Centrale degli Stati Uniti il 3 febbraio 2024 (pubblicata il 4 febbraio 2024) di un lancio di missili da una nave della marina americana al largo dello Yemen.
KEYSTONE/EPA/US CENTRAL COMMAND

La tensione in Mar Rosso non accenna a diminuire, per i ripetuti scambi di colpi tra gli anglo-americani e gli Houthi. Il movimento sciita ha assicurato che risponderà agli ultimi raid della coalizione Prosperity Guardian in territorio yemenita, mentre la Casa Bianca si è detta pronta a prendere di mira ancora i gruppi filo-iraniani che destabilizzano la regione.

Keystone-SDA

Proprio Teheran resta la principale incognita sulla via di un vero e proprio allargamento del conflitto oltre i confini di Gaza. Finora, comunque, ha prevalso la cautela, sia negli Stati Uniti che nella Repubblica islamica, che ha impedito uno scontro frontale.

La terza ondata di bombardamenti condotti da Washington e Londra in Yemen (36 obiettivi in 13 località) ha ridotto ulteriormente l'arsenale militare utilizzato dagli Houthi per attaccare i mercantili nel Mar Rosso, secondo quanto ha riferito il Pentagono.

Mentre il governo britannico ha ribadito che i raid sono stati condotti «dopo ripetuti avvertimenti», con l'obiettivo di «proteggere vite innocenti» delle navi civili.

Al contrario, l'ufficio politico del gruppo sciita ha parlato di «aggressione», avvertendo che «non rimarrà senza risposta». La linea non cambia, «le nostre operazioni contro Israele continueranno finché non terminerà l'assedio di Gaza»: vale a dire, droni e missili contro i cargo occidentali.

«Se ci attaccheranno ancora, risponderemo»

Per l'amministrazione Biden gli Houthi sono solo uno dei gruppi considerati ostili nella regione, tutti accomunati dall'affiliazione dall'Iran. Gli americani negli ultimi giorni hanno condotto raid massicci contro decine di postazioni di milizie sciite in Iraq e Siria, in risposta all'uccisione di tre militari in Giordania, ed il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan ha chiarito che «se ci attaccheranno ancora, risponderemo». Allo stesso tempo, gli Stati Uniti sono stati attenti a non colpire in territorio iraniano.

Secondo le analisi che vengono pubblicate sui media americani, Washington ha scelto di non provocare direttamente gli ayatollah sul loro territorio per evitare un'escalation e per potersi concentrare sulla soluzione della crisi di Gaza.

Colpendo invece gli affiliati di Teheran si dà un segnale di deterrenza, scommettendo sul fatto che la Repubblica islamica non avrebbe alcun vantaggio ad entrare direttamente in conflitto contro una potenza molto più grande.

L'Iran lancia un avvertimento agli Stati Uniti

Dopo i raid in Mar Rosso l'Iran ha lanciato un avvertimento agli Stati Uniti per aver preso di mira due suoi mercantili (sospettati di servire come basi operative per i pasdaran). Ma nella sostanza la linea di Teheran fino a questo momento è stata caratterizzata dalla prudenza.

Il regime ha naturalmente condannato gli attacchi americani in Yemen, Siria e Iraq, parlando di «errore strategico» che «alimenta il caos e l'insicurezza nella regione», ma a questi rilievi non è mai seguita una minaccia di intervento diretto.

Gli indizi, al momento, lasciano pensare che gli iraniani continueranno ad affidarsi alle milizie alleate nella regione (inclusa Hezbollah in Libano) per destabilizzare gli Stati Uniti e Israele.