Medio Oriente Hezbollah: «Vendicheremo il numero 2 di Hamas, pronti alla guerra»

SDA

3.1.2024 - 21:23

«Il crimine di Israele in Libano non resterà impunito». Il raid mirato che ha ucciso il numero due di Hamas martedì a Beirut, in Libano, infiamma gli animi dei nemici di Israele, con il rischio sempre più alto di un'escalation regionale del conflitto in corso a Gaza. A cominciare dal leader degli Hezbollah, Hasan Nasrallah, che in un atteso discorso ha avvertito che «la resistenza è più pronta che mai» e ha messo in guardia Israele: «Se pensa di condurre una guerra contro il Libano, la nostra lotta sarà senza limiti e senza regole. Andremo fino in fondo», ha ammonito, apparendo come di consueto in video da una località segreta.

Le persone assistono a un discorso televisivo del segretario generale di Hezbollah Hasan Nasrallah, durante un evento per celebrare il quarto anniversario della morte del comandante iraniano Qasem Soleimani, nel sobborgo meridionale di Beirut, in Libano, il 3 gennaio 2024.
Le persone assistono a un discorso televisivo del segretario generale di Hezbollah Hasan Nasrallah, durante un evento per celebrare il quarto anniversario della morte del comandante iraniano Qasem Soleimani, nel sobborgo meridionale di Beirut, in Libano, il 3 gennaio 2024.
KEYSTONE/EPA/ABBAS SALMAN

Keystone-SDA

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  • Il raid mirato che ha ucciso il numero due di Hamas martedì a Beirut, in Libano, infiamma gli animi dei nemici di Israele, con il rischio sempre più alto di un'escalation regionale del conflitto in corso a Gaza.
  • Il leader degli Hezbollah ha avvertito che «la resistenza è più pronta che mai» e ha messo in guardia Israele: «Se pensa di condurre una guerra contro il Libano, la nostra lotta sarà senza limiti e senza regole. Andremo fino in fondo», ha ammonito.
  •  La rabbia per l'uccisione di Arouri si è rapidamente diffusa anche fuori dal Libano. L'Iran – alle prese con un sanguinoso attentato nell'anniversario della morte del generale Qasem Soleimani – assicura «una risposta appropriata del fronte della resistenza ai criminali Usa e ai loro alleati».

La rabbia per l'uccisione di Arouri si è rapidamente diffusa anche fuori dal Libano. L'Iran – alle prese con un sanguinoso attentato nell'anniversario della morte del generale Qasem Soleimani – assicura «una risposta appropriata del fronte della resistenza ai criminali Usa e ai loro alleati».

In Cisgiordania – Arouri era originario di un villaggio vicino a Ramallah – i sostenitori di Hamas hanno dato vita a proteste e scioperi, e la stessa fazione palestinese ha ribadito che l'omicidio non fa altro che aumentare la determinazione «nella lotta contro Israele» che è «tuttora in corso».

La vicenda ha inoltre gelato le speranze di un accordo in tempi brevi per il rilascio degli ostaggi israeliani ancora in prigionia a Gaza: l'Egitto si è sfilato dal suo ruolo di mediazione nei negoziati, mentre il Qatar – che ospita a Doha il capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh – per il momento tace.

Israele non rivendica apertamente l'omicidio

Dal canto suo Israele non ha apertamente rivendicato l'omicidio di Arouri, ma il capo del Mossad (i servizi segreti israeliani focalizzati sulle operazioni all'estero), David Barnea, ha ribadito che tutti i responsabili del massacro del 7 ottobre saranno eliminati.

E il capo di Stato maggiore dell'esercito, Herzl Halevi, in visita al confine con il Libano, ha avvertito che la preparazione militare al nord «è estremamente forte»: «Nel prossimo anno, manterremo un ampio numero di soldati lungo il confine».

Nella speranza di non veder coinvolto il Libano – già confrontato a una devastante crisi economica – in un conflitto regionale, il ministro degli esteri di Beirut, Abdallah Bou Habib, ha invece esortato Hezbollah «a non rispondere da solo e a dialogare» con il governo. «Siamo molto preoccupati. I libanesi non vogliono essere trascinati, anche Hezbollah non vuole essere trascinato in una guerra regionale», ha aggiunto parlando all'emittente pubblica britannica Bbc.

Rischio escalation?

Sin dal 7 ottobre, in effetti, Nasrallah è sembrato restio a coinvolgere il partito di Dio nella guerra tra Hamas e Israele: al di là delle accuse e della retorica roboante, il leader del movimento sciita libanese anche stavolta ha voluto chiarire che «le organizzazioni del fronte della resistenza» anti israeliana (in Libano, Palestina, Iran, Yemen e Iraq) «si consultano, ma poi decidono e agiscono ognuno in funzione degli interessi dei propri paesi».

«Un'escalation del conflitto non è nell'interesse di nessuno», ha fatto sapere Washington, e la Turchia ritiene che «gli israeliani si stiano sforzando per cercare di non entrare in guerra con il Libano»: l'alternativa, ha commentato il ministro degli esteri di Ankara, Hakan Fidan, «sarebbe un vicolo cieco, la guerra non finirebbe».

Anche l'Unifil, la forza di interposizione dell'Onu al confine tra Libano e Israele, ha espresso la sua «profonda preoccupazione per qualsiasi potenziale escalation con conseguenze devastanti per le persone su entrambi i lati della Linea blu» di demarcazione tra i due paesi.

La Germania esorta i cittadini a lasciare il Libano

Non sono mancati, anche nelle ultime ore, i lanci di razzi dal territorio libanese verso il nord di Israele e la risposta delle forze armate dello Stato ebraico dall'altra. E nel timore di un aggravarsi della situazione tra i due paesi, la Germania ha esortato i suoi cittadini a lasciare «il più rapidamente possibile» il Libano.

Intanto continuano gli attacchi degli Houthi yemeniti contro le navi commerciali in transito nel Mar Rosso, l'ultimo contro un cargo diretto in Israele nello stretto di Bab el-Mandeb. «Qualsiasi attacco degli Usa non passerà senza una risposta o una punizione», ha rivendicato il portavoce del gruppo filoiraniano.

La Coalizione occidentale anti Houthi ha condannato gli attacchi «illegali», chiedendo «il rilascio delle navi de gli equipaggi». «Gli Houthi si assumeranno la responsabilità delle conseguenze qualora dovessero continuare a minacciare vite umane, l'economia globale e il libero flusso del commercio», hanno avvertito i governi della coalizione.