Giornata della MemoriaIl mondo si inchina ad Auschwitz. «La responsabilità non conosce la parola fine»
SDA
27.1.2025 - 21:16
I sopravvissuti Janina Iwanska, Tova Friedman e Leon Weintraub sono impegnati a richiamare le guerre in corso e il massacro di Hamas del 7 ottobre.
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Marian Turski, deportato ad Auschwitz nel 1944 e sopravvissuto a una delle marce della morte, rompe per primo il silenzio. «Nel mondo contemporaneo vediamo un forte aumento dell'antisemitismo», lo stesso «che ha portato alla Shoah».
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27.01.2025, 21:16
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Un monito netto, quello di Turski, a riassumere il grido di quella ormai «sparuta minoranza» di sopravvissuti come lui ancora custodi della memoria dell'orrore.
Presenti i leader mondiali
Ad ascoltarlo, nell'80esimo anniversario della liberazione del campo di sterminio nazista da parte delle truppe sovietiche, c'erano il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, il presidente francese Emmanuel Macron, re Carlo III d'Inghilterra, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, i reali di Spagna, Danimarca, Svezia.
A raccoglierne l'appello, il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier e il cancelliere Olaf Scholz, rappresentanti di quella Germania all'incrocio dei venti elettorali che soffiano per l'AfD, sospinta anche da Elon Musk.
Un'ombra davanti alla quale l'avvertimento dei sopravvissuti si è fatto ancora più forte, per non ripetere «gli stessi errori degli anni '30», quando «i piani dei nazisti furono sottovalutati».
«Visione chiara di ciò che ci aspetta domani»
I sopravvissuti sono tornati nell'inferno che li ha segnati per sempre «senza paura di convincerci», nelle parole di Turski, «che è necessario avere una visione chiara non solo di ciò che accade oggi, ma anche di ciò che ci aspetta domani».
Un messaggio dai toni del 'Nie wieder' (mai più) slogan del post-orrore ripetuto anche dagli altri sopravvissuti Janina Iwanska, Tova Friedman e Leon Weintraub. Impegnati a richiamare le guerre in corso e il massacro di Hamas del 7 ottobre.
«Piangiamo la sfiducia nella nostra società»
«L'aumento dell'antisemitismo tra le nazioni è scioccante per tutti noi. Israele sta lottando per la propria esistenza e per il proprio stile di vita. Piangiamo non solo i soldati caduti e gli ostaggi, ma anche le turbolenze e la sfiducia nella nostra società», sono state le dure parole di Friedman, deportata quando era una bambina di sei anni e tra le più giovani sopravvissute.
Messaggi ai quali hanno fatto eco anche i vertici dello Stato ebraico, con il premier Benjamin Netanyahu e il presidente Isaac Herzog che sono tornati ad attaccare rispettivamente la Corte dell'Aja – che «si è disonorata con attacchi antisemiti» – e le «istituzioni internazionali che hanno confuso buono e cattivo». I miliziani di Hamas sono «i nuovi nazisti e noi siamo impegnati a sconfiggerli una volta per tutte», ha assicurato Netanyahu.
Zelensky: «Fare di tutto affinché il male non vinca»
Oltre due ore dopo l'inizio della cerimonia, i sopravvissuti – molti dei quali con il berretto a righe dell'uniforme dei prigionieri dei campi di sterminio – hanno deposto candele in ricordo della Shoah. Dopo di loro, uno dopo l'altro, anche i leader tra cui Mattarella – visibilmente raccolto nell'omaggio – e Zelensky, al quale è stato tributato un lungo applauso.
«Il male, che cerca di distruggere la vita di intere nazioni, permane ancora nel mondo. La missione di tutti è fare di tutto affinché il male non vinca», sono state le parole del presidente ucraino. «Ricordare i mali del passato resta un compito fondamentale» per «plasmare il nostro presente e dare forma al futuro», ha osservato re Carlo, facendo eco a Macron nel suo messaggio per «non dimenticare i milioni di vittime della Shoah».
Steinmeier: «La responsabilità non conosce la parola fine»
Un nugolo di solidarietà arrivato mentre poco oltre il confine, in Germania, sono ancora vivide le dichiarazioni di Musk al comizio dell'AfD sulla necessità per i figli di rifiutare la responsabilità dei peccati commessi «dai genitori e dai bisnonni». «Figli e figlie, madri e padri, migliori amici, vicini, nonni: più di un milione di persone con sogni e speranze sono state assassinate ad Auschwitz, assassinate dai tedeschi. Partecipiamo a questo dolore e ricordiamo. Non tollereremo l'oblio, né oggi né domani», è stato il messaggio di Scholz.
Prima della risposta, ancora più netta, di Steinmeier: «Quanto successo ad Auschwitz è parte della nostra storia e quindi anche della nostra identità, con la quale dobbiamo confrontarci: la responsabilità non conosce la parola fine».