Di ritorno dalla Mongolia Papa Francesco: «Per me fare un viaggio non è facile come prima»

SDA

4.9.2023 - 17:24

Papa Francesco
Papa Francesco
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«Vi dico la verità: per me fare un viaggio adesso non è tanto facile come all'inizio. Ci sono limitazioni, nel camminare, vediamo», ha risposto papa Francesco, durante il volo di ritorno dalla Mongolia, a una domanda dei giornalisti sui viaggi che ha in programma.

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Oltre a quello a Marsiglia del 22-23 settembre, Francesco ha detto solo: «Poi c'è qualcuno in un Paese piccolo dell'Europa, stiamo vedendo se farlo».

Durante la conferenza stampa nel volo di ritorno, il Pontefice ha dichiarato che «i rapporti con la Cina sono molto rispettosi, personalmente ho una grande ammirazione». «Per la nomina dei vescovi c'è una commissione che lavora, cinese e col Vaticano, da tempo c'è dialogo», ha osservato Francesco.

«E poi ci sono tanti preti cattolici o intellettuali cattolici che sono invitati da Università cinesi per insegnare lì»."Credo che dobbiamo andare più avanti – ha proseguito il Pontefice – sul senso religioso, per capirci di più. E i cattolici cinesi non pensino che la Chiesa dipende da una potenza straniera».

«È una strada amichevole – ha ribadito -. Sta facendo bene la commissione presieduta dal card. Parolin, fanno un buon lavoro, anche da parte cinese. I rapporti sono così, in cammino».

«La politica del terzo vicino»

Riguardo alla Mongolia, il Papa ha inoltre affermato: «Voi avete una cosa molto interessante e mi permetto di chiamarla "la mistica del terzo vicino" che vi fa andare avanti: la politica del terzo vicino».

«Pensare che Ulan Bator è la capitale di un Paese più lontano dal mare. E possiamo dire che la vostra terra è tra due grandi potenze, la Russia e la Cina», ha sottolineato. «E per questo – ha osservato il Pontefice – la vostra mistica è cercare di dialogare con i terzi vicini. Non per spregio agli altri due, perché avete buoni rapporti con ambedue».

Francesco è poi ritornato sulle polemiche riguardo alle sue frasi sulla «Grande madre russa»: «non sarà stato felice, parlando della "grande Russia", non in senso geografico bensì culturale, ma mi è venuto in mente quello che mi hanno insegnato a scuola: Pietro I, Caterina II...». «Che forse non è proprio giusto – ha ammesso -, che gli storici ci dicano, ma è sta un'aggiunta che mi è venuta in mente. Ma quello che volevo comunicare è di farsi carico della propria eredità».

«Ci vuole un umanesimo maturo»

«Mettiamo dove è stata fatta la cosa – ha risposto il Pontefice ai giornalisti –: un dialogo con i giovani russi. Alla fine del dialogo, io ho mandato un messaggio a loro, un messaggio che ripeto sempre: di farsi carico della loro eredità. Una cosa che dico dappertutto, come quando invito al dialogo tra nonni e nipote. E questo è stato il messaggio».

«Secondo passo: esplicitare l'eredità della "Grande Russia", e pensate che significa nel campo delle lettere, nel campo della musica, fino ad arrivare a Dostoevskij, ci vuole un umanesimo maturo. E farsi carico di questo, che si è sviluppato nell'arte, nella letteratura. Questo – ha proseguito – è perché ho parlato dell'eredità».

Rispondendo all'accusa di aver in qualche modo esaltato l'imperialismo russo, il Papa ha ribadito: «Io parlavo della cultura, e la trasmissione della cultura mai è imperiale, è sempre dialogare, e parlavo di questo».

«È vero – ha aggiunto – che ci sono imperialismi che vogliono imporre ideologie. Quando la cultura viene distillata e diventa ideologia, questo è veleno». E ciò avviene «anche nella Chiesa», ha puntato il dito Francesco.

«Per la nomina dei vescovi c'è una commissione che lavora»

«Per la nomina dei vescovi c'è una commissione che lavora, cinese e col Vaticano, da tempo c'è dialogo», ha osservato Francesco. «E poi ci sono tanti preti cattolici o intellettuali cattolici che sono invitati da Università cinesi per insegnare lì». «Credo che dobbiamo andare più avanti – ha proseguito il Pontefice – sul senso religioso, per capirci di più. E i cattolici cinesi non pensino che la Chiesa dipende da una potenza straniera».

«È una strada amichevole – ha ribadito –. Sta facendo bene la commissione presieduta dal card. Parolin, fanno un buon lavoro, anche da parte cinese. I rapporti sono così, in cammino».

«La missione del card. Zuppi è una missione di pace, che io gli ho affidato, e lui aveva in programma di visitare Mosca, Kiev, gli Stati Uniti, e anche Pechino», ha risposto papa Francesco ai giornalisti durante il volo di ritorno dalla Mongolia.

«Zuppi è un uomo di universalità e di grande dialogo – ha aggiunto -. C'è la sua storia del lavoro fatto col Mozambico per la pace» E la missione?, incalzano i cronisti: «Va...», taglia corto il Papa.