Proteste In Argentina Milei alla prova dello sciopero generale

SDA

24.1.2024 - 21:33

«L'Argentina non si vende. La patria non si vende». Sono arrivati a decine di migliaia fino alla piazza del Congresso, a Buenos Aires, gridando, cantando, tra squilli di tromba e rulli di tamburo nel giorno del primo sciopero generale contro le misure economiche del governo di Javier Milei, a 45 giorni dal suo insediamento.

Dimostranti si riuniscono fuori dal Congresso durante lo sciopero nazionale contro le riforme economiche e del lavoro proposte dal Governo del presidente argentino Javier Milei a Buenos Aires, Argentina, mercoledì 24 gennaio 2024.
Dimostranti si riuniscono fuori dal Congresso durante lo sciopero nazionale contro le riforme economiche e del lavoro proposte dal Governo del presidente argentino Javier Milei a Buenos Aires, Argentina, mercoledì 24 gennaio 2024.
KEYSTONE/AP Photo/Natacha Pisarenko

Serpentoni colorati di manifestanti con le bandiere delle principali organizzazioni sindacali e le sigle dello spettro del peronismo progressista, da quelle della Confederazione generale del Lavoro (Cgt, la prima ad indire la mobilitazione) a quelle della Campora (sinistra kirchnerista), si sono snodati lungo l'arteria della 9 de Julio e l'avenida de Mayo per dire no al mega-decreto di Necessità e urgenza (Dnu) sulla deregolamentazione. Entrato in vigore a fine dicembre, con i suoi oltre 300 articoli modifica alcune normative in materia contrattuale e di indennizzi, instaurando limiti al diritto di sciopero.

Ma si è protestato anche per le misure contenute nel disegno di legge Omnibus, che tra i vari temi tratta della privatizzazione delle imprese e di superpoteri per il presidente dell'Argentina, fondati sulla difficile situazione del Paese, che ha chiuso il 2023 col deficit al 211,4% – il più alto al mondo – e una fascia di povertà al 40%.

Un progetto normativo su cui proprio nella notte, dopo una lunga maratona negoziale al Congresso, l'esecutivo è riuscito a chiudere un accordo preliminare, a costo tuttavia di lasciare sul tappeto almeno 150 degli oltre 640 punti previsti, a partire dalla rinuncia a vendere il colosso energetico Ypf.

Intervento davanti al Congresso del capo della Cgt

Proprio contro superpoteri e privatizzazioni si è scagliato il capo della Cgt, Pablo Moyano nel suo intervento davanti al Congresso. «Nessuna crisi può essere l'occasione per distruggere i diritti fondamentali degli argentini», ha tuonato, definendo il mega-decreto «assolutamente incostituzionale» e la legge Omnibus «imposta con la forza».

Secondo i leader sindacali sono state tra le 80 e le 100mila le persone scese in piazza nella capitale, in una mobilitazione che non ha registrato particolari episodi di violenza. E

rano solo «una minima parte» degli argentini, ha commentato la ministra della Sicurezza, Patricia Bullrich, minimizzando l'affluenza ed evidenziando piuttosto l'efficacia del protocollo anti-picchetto, con un basso impatto per il transito cittadino, sotto la sorveglianza di un massiccio dispiegamento di forze di polizia.

Numerosi disagi

Uno sciopero che ha provocato comunque numerosi disagi alla circolazione aerea, in un periodo turistico di punta dell'estate australe, con la compagnia statale Aerolineas Argentinas già in deficit, che ha dovuto cancellare 267 voli, con disagi per oltre 17mila utenti, per un costo di 2,5 milioni di dollari, secondo quanto stimato dalla stessa azienda e pubblicato in una nota su X.

Impegnata fin dalle prime ore della mattina a coordinare la situazione in città attraverso le telecamere collocate nei punti nevralgici – dall'Obelisco al ponte Puerreydon, punto di snodo verso le periferia – Bullrich, con un messaggio ripostato dallo stesso Milei sui social, ha avvertito: «Non c'è sciopero che ci fermerà».

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