Nucleare Iran: Zarif a israeliani, hanno fatto pessima scommessa a Natanz

SDA

13.4.2021 - 13:52

Il ministro degli esteri iraniano Javad Mohammad Zarif (a destra) ha ricevuto oggi a Teheran il suo omologo russo Serghiei Lavrov.
Il ministro degli esteri iraniano Javad Mohammad Zarif (a destra) ha ricevuto oggi a Teheran il suo omologo russo Serghiei Lavrov.
Keystone

Gli israeliani, che Teheran accusa di aver sabotato un impianto di arricchimento dell'uranio a Natanz, nell'Iran centrale, hanno fatto «una pessima scommessa». Lo ha detto il ministro degli esteri iraniano, Mohamamad Javad Zarif.

13.4.2021 - 13:52

Riferendosi all'incidente avvenuto all'alba di domenica al sito di Natanz, che secondo Teheran è stato un «sabotaggio» di Israele, Zarif ha sostenuto durante una conferenza stampa a Teheran che «hanno pensato che sarebbe stato a svantaggio dell'Iran (...). Vi assicuro che nel prossimo futuro Natanz passerà a centrifughe più sofisticate (...). Gli israeliani (...) hanno fatto un pessima scommessa»

«Ho scritto in una lettera al segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che l'attacco deliberato alla sicurezza di un impianto nucleare – con un alto rischio di rilascio indiscriminato di materiale radioattivo – costituisce una forma di terrorismo nucleare e un crimine di guerra», ha pure annunciato Zarif via Twitter.

«Israele ha minacciato e adesso compie azioni per impedire di ristabilire l'accordo nucleare dopo le elezioni negli Usa. Se gli Stati Uniti vogliono evitare le conseguenze di questa scommessa folle – ha proseguito Zarif – devono smettere di considerare il terrorismo economico perpetrato dall'ex presidente Donald Trump o il recente terrorismo nucleare come una leva negoziale e rimuovere tutte le sanzioni imposte, re-imposte o ridefinite dall'adozione dell'accordo nucleare».

Il ministro degli esteri iraniano ha anche lanciato un monito agli Stati Uniti: gli Usa non otterranno alcun vantaggio nei colloqui sul nucleare attraverso «atti di sabotaggio» o «sanzioni». «Gli americani devono sapere che né le sanzioni né gli atti di sabotaggio daranno loro uno strumento di negoziazione e che queste azioni non faranno che complicare ulteriormente la situazione per loro», ha detto Zarif.

«Gli Stati Uniti dovrebbero immediatamente tornare ai propri impegni fissati dall'accordo nucleare e rimuovere tutte le sanzioni contro l'Iran», ha sottolineato il ministro degli esteri aggiungendo: «a sua volta Teheran verificherà i passi degli Stati Uniti e tornerà a rispettare l'accordo».

In merito alle recenti sanzioni dell'Unione europea su un gruppo di funzionari e istituti, Zarif ha sostenuto che gli europei dovrebbero smetterla con le loro azioni vuote e infondate sui diritti umani: «dovrebbero pensare al loro prestigio in quanto non sono nella posizione morale elevata per predicare per il mondo. I paesi europei, in cui la xenofobia e l'anti-islamismo hanno creato una situazione terribile per i musulmani, non sono in grado di imporre sanzioni all'Iran», ha aggiunto.

Da parte sua il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov, durante la conferenza stampa a Teheran con il suo omologo iraniano, ha affermato di ritenere che l'accordo sul nucleare iraniano possa essere salvato. «Ci aspettiamo che sia possibile preservare l'accordo», ha detto auspicando il ritorno degli Usa ai suoi impegni e all'attuazione della risoluzione dell'Onu.

Ha quindi condannato le recenti sanzioni dell'Ue sostenendo che «sollevano molte domande». «Sono stato sorpreso dal sapere che l'Ue ha imposto sanzioni su tutta una serie di funzionari della Repubblica islamica dell'Iran per presunte violazioni dei diritti umani», ha detto Lavrov.

«Non ho visto il testo di questa decisione ma questo stesso fatto fa sorgere un gran numero di domande. Se non c'è nessun coordinamento all'interno dell'Ue e la mano destra non sa cosa stia facendo la mano sinistra allora questo è semplicemente un problema.» «Ma – ha proseguito Lavrov, ripreso dall'agenzia Interfax – se questa decisione è stata adottata intenzionalmente al culmine dei colloqui in corso a Vienna per cercare di salvare il Joint Comprehensive Plan of Action, in questo caso non si tratta solo di un problema ma di un errore, che, come sapete, è peggio di un crimine».

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