Siria L'ISIS annuncia: «È morto il quarto califfo». E nomina un nuovo capo

SDA

3.8.2023 - 21:47

Immagine d'illustrazione
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KEYSTONE

Un altro leader dello Stato islamico ucciso, un altro «Califfo» alla guida del gruppo. Quella che sembrava un'eccezione è divenuta la regola dell'Isis, che a differenza del passato annuncia la morte di un capo nominandone subito un altro, senza creare ulteriori aloni di mistero. Del resto la vera identità degli ultimi tre leader, compreso quello indicato oggi, è ancora sconosciuta, ammette l'ultimo report Onu sul terrorismo globale.

E così al defunto quarto Califfo, Abu Hussein al-Qurashi, succede il quinto, Abu Hafs al-Qurashi. Prima di loro il capo storico e primo leader dello Stato islamico Abu Bakr al Baghdadi, seguito da Abu Ibrahim Hashimi al Qurashi (entrambi rimasti uccisi in raid statunitensi nel nord-ovest della Siria) e Abu al Hassan al Hashimi al Qurashi, ucciso lo scorso novembre.

Il titolo «Qurashi» si riferisce al nome della tribù di Maometto alla quale deve appartenere il successore (in arabo: «khalifa», califfo) dello stesso profeta dell'Islam.

La morte del leader Isis era stata annunciata a fine aprile dal presidente turco Recep Tayyp Erdogan. Il terrorista era stato «neutralizzato nell'ambito di un'operazione dell'intelligence turca» nelle vicinanze di Jindires, nel nord della Siria, dove l'uomo si nascondeva in una fattoria abbandonata.

Un'altra versione degli jihadisti sulla morte del Califfo

Diverso il resoconto odierno dei jihadisti: Abu al-Hussein è rimasto ucciso in scontri diretti nel nordovest della Siria, nei pressi di Idlib, con le milizie del gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham, branca qaedista nel Paese.

Apparentemente dunque, il gruppo punta l'indice contro il principale attore rivale sul fronte del terrorismo internazionale, al Qaeda, un tempo ridotta ai minimi termini di fronte alle conquiste territoriali dell'Isis in Siria e Iraq e di fronte ai tragici quanto micidiali attacchi del gruppo in Europa.

Ma, rispetto al 2014, l'Isis può contare su numeri molto ridotti di combattenti, che seppur temibili sono costretti a organizzarsi in cellule di 10-15 elementi per sfuggire alla costante caccia delle intelligence di tutto il mondo. E nonostante l'Isis possa ancora vantare ingenti quantità di contanti, fino a 50 milioni di dollari in Siria e Iraq, i colpi ripetuti alla leadership stanno minando la capacità di fare cassa con nuove risorse e soprattutto allontanano i reclutamenti.

L'organizzazione resta purtuttavia una minaccia, ammoniscono gli esperti, grazie al largo uso di nuove tecnologie e criptovalute e per la facilità con cui l'Isis riesce a fare breccia in Paesi instabili come quelli dell'Africa subsahariana o nello stesso Afghanistan, dove sfida a viso aperto il nuovo potere talebano.