La protesta non si ferma Israele resta in piazza e i mercati bocciano la riforma giudiziaria

SDA

25.7.2023 - 19:09

"Nei giorni e nelle settimane che verranno - ha affermato la leadership della protesta - la Corte Suprema discuterà l'annullamento della prima legge della dittatura di Benyamin Netanyahu e del ministro della giustizia Yariv Levin.
"Nei giorni e nelle settimane che verranno - ha affermato la leadership della protesta - la Corte Suprema discuterà l'annullamento della prima legge della dittatura di Benyamin Netanyahu e del ministro della giustizia Yariv Levin.
Keystone

Il giorno dopo l'approvazione dell'inizio della riforma giudiziaria del governo di destra di Benyamin Netanyahu, la protesta non si ferma.

Sabato prossimo a Tel Aviv è stata confermata la manifestazione che si preannuncia di massa mentre crescono le preoccupazioni internazionali sul futuro economico di Israele.

«Nei giorni e nelle settimane che verranno – ha affermato la leadership della protesta – la Corte Suprema discuterà l'annullamento della prima legge della dittatura di Benyamin Netanyahu e del ministro della giustizia Yariv Levin. Ciascuno di noi ha l'obbligo di continuare ad opporsi e di difendere col corpo e con lo spirito la Corte Suprema e l'avvocato generale di Stato».

Ma già si è mossa la potente Associazione dei medici di Israele scesa in sciopero per 24 ore poi fermata solo da un'ingiunzione dei Tribunali in base ad una petizione inoltrata dal ministro della sanità Moshe Arbel.

E molti giornali israeliani (dal liberal Haaretz fino a Israel Ha-Yom, spesso filogovernativo) sono apparsi con la prima pagina totalmente nera su iniziativa, a pagamento, di «Protesta hi-tech», un gruppo di aziende del settore decisamente avverse alla riforma. In fondo alla pagina appare la scritta esplicita nella sua dicitura: «Un giorno nero per la democrazia israeliana. 25/7/2023».

Un rilevante deprezzamento dello shekel

A dare tuttavia un segnale al governo – giudicato pesante dagli analisti – è stata la Borsa dove la moneta nazionale, lo shekel, per il secondo giorno consecutivo si è deprezzata in modo rilevante rispetto al dollaro e all'euro.

A rinforzare i timori internazionali nei confronti del futuro economico di Israele post riforma è scesa in campo la Banca Morgan Stanley e, secondo i media locali, lo farà nelle prossime ore anche l'agenzia di rating Moody's.

La prima ha avvertito che «i prossimi mesi saranno caratterizzati in Israele da incertezza» esprimendo di fatto un giudizio negativo sulla situazione politica. Moody's – una delle maggiori agenzie di rating – si accingerebbe a pubblicare un outlook negativo sull'evoluzione economica in Israele, fiaccato da un muro contro muro istituzionale che dura da più di 6 mesi.

Avvisi che hanno spinto per la seconda volta – la prima avvenne a fronte di analoghi giudizi nelle scorse settimane – il premier Netanyahu ad intervenire insieme al ministro delle finanze Bezalel Smotrich (Sionismo Religioso).

«La nostra economia è più forte che mai»

«L'economia di Israele – hanno rassicurato – si fonda su basi solide e continuerà a crescere sotto la guida di una leadership esperta che conduce una politica responsabile. Si tratta – hanno spiegato ricordando i recenti successi economici sul gas, gli investimenti esteri in Israele nell'hi-tech e lo stop all'inflazione – di una congiuntura momentanea. Quando il polverone si sarà diradato apparirà evidente che la nostra economia è più forte che mai».

Nel frattempo lo scontro istituzionale fra governo e istituzioni si irrobustisce: l'Avvocato generale dello stato, la procuratrice Gali Baharav Miara – da tempo nel mirino del governo – ha chiesto, in base ad una petizione, alla Corte Suprema di rianalizzare la legge approvata dall'esecutivo lo scorso marzo che previene la possibilità che il premier possa essere giudicato «impossibilitato» nel suo incarico.

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