Insediamenti ebraici Israele sfida gli Stati Uniti con 3100 nuove case in Cisgiordania

SDA

27.10.2021 - 21:18

In un'aperta sfida agli USA e ai palestinesi, Israele ha approvato oggi oltre 3100 case negli insediamenti ebraici in Cisgiordania. Di queste, per 1800 il varo è immediato mentre per altre 1344 si dovranno attendere i prossimi giorni.
In un'aperta sfida agli USA e ai palestinesi, Israele ha approvato oggi oltre 3100 case negli insediamenti ebraici in Cisgiordania. Di queste, per 1800 il varo è immediato mentre per altre 1344 si dovranno attendere i prossimi giorni.
Keystone

In un'aperta sfida agli Stati Uniti e ai palestinesi, Israele ha approvato oggi oltre 3100 case negli insediamenti ebraici in Cisgiordania. Di queste, per 1800 il varo è immediato mentre per altre 1344 si dovranno attendere i prossimi giorni.

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La mossa, la prima dell'era Biden e nell'aria da tempo, ha provocato anche l'immediata reazione della presidenza di Abu Mazen che ha espresso «un rifiuto totale ed una condanna» di misure «unilaterali che distruggeranno quanto resta della soluzione dei Due Stati». E' – ha proseguito chiedendo una reazione da Washington – «una sfida al Consiglio di sicurezza ed un messaggio di disprezzo verso gli sforzi dell'amministrazione Usa».

Anche la sinistra del composito schieramento di governo di Naftali Bennett è andata all'attacco del ministro della difesa Benny Gantz (Blu Bianco) da cui dipende la Commissione edilizia nazionale. Una maggioranza, già in difficoltà sullo scoglio della finanziaria, che nei giorni scorsi si è divisa sulla mossa di Gantz di mettere fuori legge 6 ong palestinesi accusate di essere il «braccio» del Fronte popolare liberazione della Palestina (Fplp), illegale in Israele ma anche negli Usa e nella Ue. Una scelta tuttavia criticata sia a Washington sia a Bruxelles.

Ora l'approvazione delle nuove case rischia di mettere un bastone pesante nei rapporti con l'amministrazione di Joe Biden. I media hanno riferito di una conversazione telefonica piuttosto «tesa» tra il segretario di stato Usa Antony Blinken e Gantz prima del via alle decisioni di oggi con il primo che le ha definite «inaccettabili» come numero e come collocazione geografica. Gantz avrebbe replicato di aver tentato di ridurre il numero e che in futuro avrebbe tenuto conto delle osservazioni della amministrazione Usa. Sul piatto della bilancia avrebbe poi messo la prossima approvazione di Israele di 1.300 case (bloccate da tempo) per i Palestinesi dell'Area C della Cisgiordania, quella, in base agli Accordi di Oslo, sotto pieno controllo dello stato ebraico. Che questo basti a placare Biden, lo si potrà capire nelle prossime settimane. Non ha invece attutito le proteste della sinistra di governo dirette contro Gantz.

«Chiunque irresponsabilmente annunci dichiarazioni politiche con implicazioni internazionali, senza coordinamento e senza alcuna preparazione, chiunque approvi la costruzione di 3.000 case in Cisgiordania, non è sicuramente Rabin», hanno sostenuto su twitter i Laburisti riferendosi al fatto che Gantz abbia detto in passato di voler seguire la politica di pace dell'ex premier Yitzhak Rabin. Il deputato del Meretz Mossi Raz si è augurato che Gantz si «mostri responsabile e fermi sia le costruzioni sia questa serie di decisioni populiste che danneggiano il governo e lo Stato di Israele». Da destra invece Yossi Dagan, leader degli insediamenti ebraici nella Samaria (Cisgiordania settentrionale), ha denunciato che le nuove case «sono troppo poche e in ritardo».