Guerra in Medio OrienteLa tenaglia si stringe su Netanyahu, Biden rilancia la tregua a Gaza
SDA
19.5.2024 - 19:56
Stretto nel fuoco incrociato dei ministri Yov Gallant e Benny Gantz in aperta opposizione alla sua strategia a Gaza, il premier israeliano Benyamin Netanyahu deve fare i conti con la persistente opposizione degli Stati Uniti, soprattutto per l'operazione a Rafah.
19.05.2024, 19:56
SDA
Il presidente americano Joe Biden ha rilanciato la posizione statunitense e confermato la linea di Washington. «Chiedo una tregua immediata e la liberazione degli ostaggi a Gaza», ha detto ricordando la «crisi umanitaria» in corso nella Striscia.
Ed ha aggiunto di sostenere le proteste «non violente» dei campus negli Stati Uniti sulla guerra, ribadendo che sta lavorando per una «pace durevole» in Medio Oriente.
Il discorso di Biden è giunto nel giorno stesso in cui in Israele è arrivato il consigliere alla sicurezza nazionale degli Usa Jake Sullivan. E non è un caso che l'esponente americano sia arrivato in Israele da Riad dove in ballo non ci sono stati solo «gli accordi strategici» tra Arabia Saudita e Stati Uniti.
Ma anche – hanno sottolineato analisti – come questi possano favorire la normalizzazione dei rapporti tra il regno saudita e lo Stato ebraico in un quadro di distensione generale nella regione, futuro politico di Gaza incluso. Un'opzione, quella del coinvolgimento arabo e internazionale nel dopo Hamas a Gaza, già respinta da Netanyahu.
Continuano i raid sull'enclave palestinese
Tutti temi che non possono non aver fatto parte della riunione tra Netanyahu e Sullivan, che nel suo soggiorno vedrà anche il ministro Gantz.
Il faccia a faccia tra il premier e Sullivan è avvenuto mentre l'esercito dello Stato ebraico sta stringendo sempre più la morsa sui quartieri orientali di Rafah, nel valico omonimo con l'Egitto, e ci sono «intensi combattimenti» nel centro di Jabalya, a nord della Striscia.
Continuano i raid aerei nel centro dell'enclave palestinese dove a Nuseirat, secondo Hamas, è stata bombardata una casa con un bilancio di 31 morti.
Il partito di Gantz ammonisce di nuovo Netanyahu
Prima dell'arrivo di Sullivan, il partito di Gantz – che condivide le richieste dello stesso tenore avanzate anche dal ministro Gallant – ha ammonito di nuovo Netanyahu che la data dell'8 giugno per cambiare le cose – pena l'uscita dal governo – non è «scolpita nella pietra».
Quella data può essere anticipata se Netanyahu non dovesse rispondere alle richieste-ultimatum poste ieri da Gantz.
A Netanyahu per ora resta l'appoggio della parte più a destra del suo esecutivo: quella dei ministri radicali come Itamar Ben Gvir. Proprio il falco di Potere ebraico si è augurato che Netanyahu sia «coraggioso e mandi a casa Gallant, Gantz ed Eisenkot perché non adatti a questo governo che fa quello che deve essere fatto».
Vietati degli incontri con dirigenti e parlamentari americani
Le divisioni all'interno del governo israeliano, secondo il sito di notizie statunitense Axios, hanno spinto Netanyahu a vietare più volte, come forma di controllo sulla narrativa della guerra, ai capi dei serviti segreti e della sicurezza israeliani di incontrare dirigenti e parlamentari statunitensi dall'inizio del conflitto a Gaza.
L'ultima mossa del premier è stata tre settimane fa, quando ha vietato ai direttori delle agenzie di intelligence e di sicurezza del Mossad (focalizzati sulle operazioni all'estero) e dello Shin Bet (per gli affari interni) di vedere il senatore statunitense Marco Rubio (Partito repubblicano/Florida), poi incontrato direttamente da lui.
La pressione su Rafah continua ad aumentare
Al 226esimo giorno di guerra, l'esercito israeliano sta aumentando gradualmente le pressione su Rafah est, dove ha rafforzato le sue truppe. Proprio a Rafah sono stati uccisi altri due soldati.
A Jabalya, nel nord, è battaglia piena con i militari che continuano ad operare nel centro della città contro i miliziani di Hamas.
Il bilancio dei morti a Gaza – secondo Hamas, i cui dati non sono verificabili in modo indipendente – sono arrivati ad almeno 35'456, di cui 70 nelle ultime 24 ore. I feriti, sono 79'476.
E il ministro degli esteri giordano Ayman Safadi ha chiesto una indagine internazionale su quelli che ha definito crimini di guerra da parte di Israele. «Quelli responsabili per crimini documentati – ha detto – devono essere portati davanti la giustizia».