Liberazione d'Italia La lezione di Mattarella: «Ora e sempre resistenza»

SDA

25.4.2023 - 21:38

Sergio Mattarella
Sergio Mattarella
KEYSTONE/EPA/PAOLO GIANDOTTI

La Repubblica italiana è «fondata sulla Costituzione, figlia della lotta antifascista». Un'affermazione che riassume in poche parole l'obiettivo del discorso senza sfumature del presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella in ricordo della lotta di liberazione, di cui la vicina Penisola ha celebrato oggi l'anniversario con la festa nazionale.

Poche parole che potrebbero sembrare scontate, ma non lo sono in questa fase politica, dove le polemiche su fascismo ed antifascismo hanno scaldato la vigilia del 25 aprile. Il primo celebrato da una premier di un governo autodefinito di «destra-centro».

Forse per questo Mattarella ha deciso di fissare paletti invalicabili scegliendo Boves, simbolo del primo eccidio nazista, come sede del suo intervento. Che ha voluto chiudere con una frase che ha accompagnato le manifestazioni di diverse generazioni: «Ora e sempre resistenza!», ha infatti scandito il capo dello Stato dal teatro comunale di Cuneo, città piemontese medaglia d'oro alla Resistenza, riprendendole dalla lapide «ad ignominia» eretta nel municipio e dedicata allo spietato capo delle forze militari di occupazione tedesca, Albert Kesselring.

Incrociando lezioni di storia a inviti al coraggio nel riconoscere il valore dell'antifascismo, il presidente è stato chiarissimo nello spiegare come e dove va celebrata la Festa della liberazione per non svilirla: «Ed è qui allora, a Cuneo, nella terra delle 34 medaglie d'oro al valor militare e dei 174 insigniti di medaglia d'argento, delle 228 medaglie di bronzo per la resistenza. La terra dei dodicimila partigiani, dei duemila caduti in combattimento e delle duemilaseicento vittime delle stragi nazifasciste. È qui che la Repubblica celebra oggi le sue radici, celebra la Festa della liberazione».

Parole lette da alcuni come una stoccata al presidente del Senato Ignazio La Russa (Fratelli d'Italia) che proprio in quelle ore si trovava oltreconfine, a Praga (Repubblica Ceca) per visitare un campo nazista, certo, ma anche per rendere omaggio alla memoria di Jan Palach, simbolo della lotta al comunismo, che poco c'entra con il 25 aprile.

La Russa che in serata ha ulteriormente precisato il suo pensiero: «Benché la parola antifascismo non è tecnicamente presente nella Costituzione, i valori in positivo della resistenza e della lotta al fascismo sono nella prima parte della Costituzione per intero».

Diverso sentire tra presidenza (Mattarella) e governo (Meloni)

Dall'altra sponda del fiume il governo ha ascoltato per lo più silenziosamente le inequivocabili parole del capo dello Stato. Rispettato il galateo istituzionale accompagnando il capo dello Stato nella deposizione di una corona all'Altare della Patria (c'erano anche La Russa e il presidente della Camera Lorenzo Fontana/Lega Nord), Giorgia Meloni ha cercato di anticipare i tempi con un intervento sul quotidiano Corriere della Sera che segnala qualche passo in avanti sulla condanna piena del fascismo.

Ma certo la sua assenza fisica in qualche luogo simbolo degli orrori del nazifascismo ha plasticamente mostrato il diverso sentire tra governo e presidenza. Una storia, quella del fascismo e della lotta di liberazione, letta ancora diversamente in Italia, come si evince dalle parole della premier affidate al quotidiano milanese: «Mi auguro che alcune riflessioni possano contribuire a fare di questa ricorrenza un momento di ritrovata concordia nazionale», premette la leader di Fratelli d'Italia.

Quindi il passo successivo che sicuramente rappresenta un'evoluzione distensiva seppur Meloni sembri voler sottolineare che queste riflessioni in Fratelli d'Italia sono state già metabolizzate da tempo: «Da molti anni, e come ogni osservatore onesto riconosce, i partiti che rappresentano la destra in parlamento hanno dichiarato la loro incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo».

Ma non rinuncia a una stoccata alla sinistra quando ricorda che una parte politica continua ad «usare la categoria del fascismo come strumento di delegittimazione di qualsiasi avversario politico: una sorta di arma di esclusione di massa».

«Però non riesce a dire che la Repubblica è antifascista, nata dalla Resistenza. Non a caso nel simbolo del suo partito arde ancora la fiamma che richiama la memoria della nefasta dittatura fascista», la attacca il Partito democratico (Pd).

Parole chiare di Mattarella

Toni e luoghi completamente diversi, quindi, se si pensa alla nettezza con la quale il presidente della Repubblica ricorda «la coerenza» di chi salì in montagna a combattere rispetto a quanti volevano fermarsi con il governo di Pietro Badoglio. Questi, dopo la deposizione di Benito Mussolini, guidò un governo militare durante la Seconda Guerra mondiale, che condusse l'Italia all'armistizio dell'8 settembre 1943.

Anche qui, per Mattarella una citazione: «La guerra continua fino alla cacciata dell'ultimo tedesco, fino alla scomparsa delle ultime vestigia del regime fascista, fino alla vittoria del popolo italiano che si ribella contro la tirannia mussoliniana (...). Non possiamo accodarci ad una oligarchia che cerca, buttando a mare Mussolini, di salvare se stessa a spese degli italiani». Parole di Duccio Galimberti nella piazza di Cuneo: era il 26 luglio del 1943. L'anno successivo il partigiano, tra i fondatori del Partito d'Azione, fu assassinato dai fascisti nell'Italia occupata.

Quasi 100'000 persone in piazza a Milano con l'Associazione nazionale partigiani d'Italia (Anpi) hanno accompagnato a distanza il pensiero del presidente: una normalità per il 25 aprile, ma che oggi non è stata al centro della notizia.