ItaliaTelefonata fake, la premier Meloni parla con un falso leader africano, ecco cosa ha detto
SDA / pab
2.11.2023 - 19:21
La telefonata di un fantomatico leader africano ha messo in imbarazzo il governo italiano: due comici russi sono riusciti ad aggirare i controlli di Palazzo Chigi e a parlare direttamente e a lungo con Giorgia Meloni, che non s'è accorta di nulla. Ed è stata particolarmente loquace.
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02.11.2023, 19:21
02.11.2023, 19:56
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La premier ha così intrattenuto una lunga conversazione con quello che pensava essere il presidente della commissione dell'Unione africana, confrontandosi anche sull'Ucraina: «C'è molta stanchezza da tutte le parti», gli ha detto.
Per poi, dopo oltre 13 minuti di telefonata, scoprire di essere stata vittima di un raggiro orchestrato dal duo Vovan (Vladimir Kuznetsov) e Lexus (Alexey Stolyarov).
La coppia non è nuova a questo tipo di giochetti: spacciandosi via via per Vladimir Putin, Volodymyr Zelensky o Emmanuel Macron, ha imbrogliato dall'ex cancelliera tedesca Angela Merkel al presidente turco Recep Tayyip Erdogan, dal premier spagnolo Pedro Sanchez al presidente della Fed Jerome Powell, dall'autrice di Harry Potter J.K. Rowland al cantante Elton John.
La versone di Palazzo Chigi
«L'ufficio del consigliere diplomatico del presidente del Consiglio dei ministri si rammarica per essere stato tratto in inganno da un impostore», ha dovuto ammettere Palazzo Chigi.
«Nonostante il tentativo di farle dire frasi scomode – è stato poi sottolineato da ambienti di governo – Meloni ha invece ribadito nella sostanza le posizioni assunte dal Governo.»
«Il presidente del Consiglio, nonostante le provocazioni, ha confermato il pieno sostegno all'Ucraina e le politiche italiane di contrasto all'immigrazione illegale».
Sui migranti: «L'Ue lascia sola l'Italia»
In realtà Meloni si è lasciata andare a considerazioni poco diplomatiche sull’immigrazione e la guerra in Ucraina, Giova ricordare che la telefonata risale al 18 settembre, a pochi giorni dall’Assemblea Generale dell’Onu e seguono l’afflusso record di migranti verso Lampedusa e l’Italia.
Sono queste preoccupazioni al centro dell’agenda di Meloni, che pertanto accetta volentieri di parlare con la controparte africana.. cioè con i due comici, non accorgendosi, col passare del tempo, del loro sempre più riconoscibile accento dell'est.
Così nella conversazione la premier confessa tutta la sua amarezza per lo scarso sostegno che sente dal resto dell’Ue sulla gestione del «fardello» dei migranti, le sue perplessità sull’agenda della Francia e le preoccupazioni per il prolungarsi della guerra tra Russia e Ucraina.
Meloni si lascia andare soprattutto sulla questione dei migranti: «Negli ultimi 7-9 mesi sono arrivate oltre 120.000 persone, principalmente dalla Tunisia», riassume all’interlocutore la premier, precisando che «la situazione è veramente difficile da tutti i punti di vista: umanitario, logistico, di sicurezza».
Ma l’Ue proprio non sia sintonizzata sulle lunghezze dell’Italia: «Ha pensato per molto tempo di poter risolvere il problema confinandolo all’Italia. Quello che non capiscono è che è impossibile. Ma il problema è che agli altri non importa nulla», sibila Meloni.
«In Niger un piano contro i francesi?»
Poi prosegue: «Spesso non rispondo al telefono quando li cerchiamo, e sono tutti d’accordo che l’Italia deve risolvere il problema da sola».
Il finto interlocutore le dà corda, così la premier si sbottona anche sul Niger, dove c’è appena stato un colpo di Stato: «Le posso chiedere una cosa tra me e lei? Pensa che quel che sta accadendo in Niger sia un piano contro la Francia?». I due «leader» scambiano idee per un po’ sulla controversa agenda francese in Africa.
Sull'Ucraina: «Serve una via d'uscita»
Poi l’interlocutore, siccome è russo, porta la discussione sul tema più delicato di tutti, la guerra tra Russia e Ucraina.
Meloni fa qualche concessione, ma non più di tanto. «C’è molto affaticamento nelle opinioni pubbliche europee, e sì la controffensiva ucraina non ha ottenuto sin qui i risultati sperati».
Meloni ribadisce la posizione del suo governo di sostegno a Kiev. Fuori dall’ufficialità, fa sapere però che anche a Roma si ragiona sulle strade che potranno e dovranno portare presto o tardi a dei negoziati.
Meloni, anzi, dice di avere dei progetti su una possibile strategia d'uscita che però, precisa, dovrà essere accettabile da entrambe le parti senza venir meno al rispetto del diritto internazionale.
«Ho le mie idee su come si potrebbe fare, ma le presenterò al momento opportuno», dice la premier. Il finto leader africano ha altri impegni, deve concludere la teefonata.
«È stato un piacere conversare con lei, spero ci saranno preso altre occasioni», si congeda Meloni, ignara di tutto.