Medio OrienteContinua l'angoscia delle famiglie israeliane per lista degli ostaggi morti
SDA
28.1.2025 - 21:13
Famigliari di cittadini israeliani ancora nelle mani di Hamas chiedono la loro liberazione.
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«Il popolo di Isreaele non ha dimenticato la famiglia Bibas. Unisciti a noi e insieme domani coloreremo il Paese di arancione». Questo il messaggio lanciato sui social da gruppi di cittadini che hanno deciso di vestirsi tutti di arancione mercoledì in tutto il Paese.
Keystone-SDA
28.01.2025, 21:13
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Arancione per sottolineare il colore dei capelli di Kfir e Ariel, 2 e 5 anni, rapiti da Hamas con la loro mamma Shiri dal kibbutz Nir Oz il 7 ottobre 2023.
Il padre Yarden, anche lui preso in ostaggio, fu portato via separatamente. Della madre e dei due bambini la brigata al Qassam ha dichiarato nel novembre 2023 che erano rimasti uccisi in un bombardamento israeliano. Ma l'Idf, in tutti questi mesi, non ha mai trovato alcuna prova.
Anche di Hannah Katzir i terroristi avevano affermato che fosse morta, ma poi l'hanno rilasciata durante il cessate il fuoco del novembre 2023. Negli stessi giorni in cui avrebbero dovuto essere liberati anche i due bambini e la madre. Ma non è accaduto.
L'angoscia delle famiglie
Ora, all'angoscia delle famiglie si è aggiunto il peso della lista consegnata da Hamas, con il numero dei rapiti morti e vivi tra coloro che restano in cattività dopo la liberazione di tre civili donne e quattro soldatesse: otto su 26 non sono più in vita. I parenti dei rapiti hanno confermato di essere stati informati dalle autorità che, sebbene le informazioni del gruppo terroristico siano incomplete, corrispondono alla valutazione dei servizi segreti israeliani.
In quanto civile e donna Shiri Bibas avrebbe dovuto essere tra le prime libere della nuova intesa firmata a Doha. Ma non verrà rilasciata, così come i figli, neppure giovedì, quando dovrebbero invece tornare a casa Arbel Yehud, la soldatessa Agam Berger e probabilmente l'ostaggio israelo-americano Keith Siegel, che, secondo le rapite liberate, non è in buone condizioni di salute.
Le speranze di qualcuno e le immagini cupe di altri
La famiglia Bibas ha dichiarato di continuare ad aspettare: «Teniamo viva la speranza e continuiamo ad attendere il loro ritorno. Vogliamo chiarezza sulle loro condizioni», hanno detto.
Cupe invece le aspettative di Yizhar, figlio dell'ostaggio Oded Lifshitz che martedì ha dichiarato ai media israeliani di provare «grave timore» per la vita del padre, che ha 84 anni ed è nelle mani di Hamas da oltre 15 mesi. L'ultima volta che ha avuto un segno di vita del padre è stato il 25mo giorno dopo il rapimento.
Egiziani e americani gestiscono i posti di blocco nel corridoio
Nel frattempo gli sfollati continuano a mettersi in cammino verso Gaza nord, mentre il traffico di mezzi attraverso la strada Salah al Din avviene solo dopo che le auto vengono ispezionate.
Un funzionario del Cairo ha affermato che contractor egiziani, insieme con un'azienda statunitense, gestiscono i posti di blocco per ispezionare i veicoli. I contractor fanno parte di un «comitato egiziano-qatariota che sta implementando il cessate il fuoco», secondo la fonte.
Un uomo d'affari palestinese che ha attraversato un posto di blocco ha raccontato al New York Times che il personale di sicurezza statunitense, che indossa tute mimetiche scure, controlla le auto, mentre soldati che parlano un dialetto egiziano-arabo organizzano il movimento dei mezzi e dei passeggeri durante i controlli.
Secondo Israele solo alcune decine di migliaia di palestinesi sono tornati a nord
L'esercito israeliano stima che solo decine di migliaia di palestinesi siano tornate nella Striscia settentrionale da quando le truppe si sono ritirate dalla maggior parte del corridoio Netzarim e hanno autorizzato l'apertura delle strade sud-nord. Hamas invece lunedì ha affermato che «oltre 300.000 sfollati» sono già nel nord.