Medio OrienteL'Iran prende tempo, Nasrallah: «L'attesa è parte della punizione»
SDA
6.8.2024 - 21:32
A una settimana dall'omicidio di Ismael Haniyeh a Teheran la comunità internazionale resta con il fiato sospeso in attesa della rappresaglia iraniana contro Israele. Il regime degli ayatollah ha già comunicato agli ambasciatori stranieri la sua intenzione di colpire lo Stato ebraico ed ha iniziato la manovre preparatorie, spostando i lanciamissili, ma allo stesso tempo sembra aver preso ancora tempo, come suggerisce la convocazione per mercoledì di una riunione con i Paesi arabi.
Keystone-SDA
06.08.2024, 21:32
07.08.2024, 08:46
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Per Hassan Nasrallah si tratta di una precisa strategia: «L'attesa è parte della punizione», ha avvertito il leader di Hezbollah, promettendo un attacco di tutto l'asse sciita, inclusi gli Houthi.
Un proclama preceduto dal sorvolo dei caccia israeliani su Beirut, a bassa quota, come atto di sfida. Dopo un'ennesima giornata di scambi di colpi tra l'Idf e le milizie libanesi, che hanno schierato anche i droni Shahed.
In Iran, oltre ai proclami dei leader politici, si sono attivati anche i militari per preparare la vendetta per la morte del capo di Hamas. Gli americani hanno visto spostare postazioni di lancio razzi e registrato esercitazioni dal fine settimana.
Inoltre il capo delle forze aeree dell'esercito iraniano Ali Reza Sabahifard ha annunciato l'apertura di «un centro di avanguardia per la guerra elettronica nell'est del Paese.
L'arsenale della potenza sciita si poi è arricchito con l'arrivo dalla Russia di apparecchiature avanzate di difesa aerea e radar, munizioni e missili balistici Iskander, che hanno fatto danni alle infrastrutture ucraine.
L'attacco non sembra imminente
I segnali della diplomazia fanno pensare che l'attacco non avverrà nelle prossime ore. L'Organizzazione per la cooperazione islamica, con sede a Jedda, ha infatti reso noto che si riunirà mercoledì su richiesta di «Palestina e Iran», per discutere gli sviluppi nella regione.
A tenere alto l'allarme per Israele ci ha comunque pensato il principale alleato degli ayatollah, Nasrallah.
«Hezbollah risponderà, l'Iran risponderà, lo Yemen risponderà e il nemico attende, osserva e valuta ogni reazione. La cosa principale è che ci siano determinazione e capacità», ha sottolineato il leader del Partito di Dio durante un elogio funebre per l'uccisione del suo braccio destro, il comandante Fuad Shukr.
E nello spirito di una «battaglia che è anche psicologica» con il nemico di sempre, ha aggiunto: «La nostra risposta arriverà da sola o come parte di una risposta collettiva da parte dell'intero fronte», il cosiddetto asse della resistenza delle milizie sciite.
Come quelle irachene, ad esempio, che lunedì notte hanno colpito con due missili la base americana di Al-Asad, provocando diversi feriti tra il personale Usa.
Tutto questo mentre Hamas ha deciso di rimpiazzare Haniyeh alla guida dell'ufficio politico con il più falco tra i falchi: Yahya Sinwar, il capo della fazione a Gaza e la mente del 7 ottobre, ricercato numero uno di Israele.
Un attacco coordinato?
A Washington l'ipotesi di un attacco coordinato è presa in seria considerazione. Secondo Axios l'intelligence ha fornito a Joe Biden e Kamala Harris uno scenario con due ondate, una da Hezbollah e una dall'Iran e da molti dei suoi altri gruppi affiliati nella regione.
Anche se, è stato riferito, gli avversari di Israele non hanno ancora deciso esattamente come agire.
Nello Stato ebraico l'allerta resta altissima. Nel Golan le autorità locali hanno chiesto ai residenti di restare vicino ai rifugi e ridurre al minimo gli spostamenti.
Dopo che Hezbollah ha lanciato uno sciame di droni e una raffica di razzi verso le alture contese e la Galilea, facendo suonare più volte le sirene d'allarme.
Si cerca di evitare l'escalation
Con l'attacco iraniano che sembra ormai una questione di quando, e non di se, le principali cancellerie si muovono insieme con i partner regionali per evitare il peggio.
Biden ha assicurato che gli Usa sono «pronti a difendere Israele», ma il suo segretario di Stato, Antony Blinken, ha chiarito che «siamo impegnati 24 ore su 24 per chiedere a tutte le parti di astenersi dall'escalation».
È molto attiva anche Roma. La premier Giorgia Meloni ha sentito re Abdallah di Giordania, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha parlato con il collega di Amman e con quello egiziano.
Anche Vladimir Putin si è mosso per evitare lo scoppio di una guerra aperta. Il presidente russo, pur continuando ad armare gli iraniani, ha inviato un messaggio alla Guida Suprema Ali Khamenei lanciando un appello perché vengano risparmiati i civili israeliani.