Elezioni presidenziali «L'Iran torni forte». In piazza i fan di Raisi

SDA

16.6.2021 - 20:18

Ebrahim Raisi, favoritissimo per diventare il nuovo presidente iraniano.
Ebrahim Raisi, favoritissimo per diventare il nuovo presidente iraniano.
Keystone

Un «Iran forte», che sappia tener testa alle potenze occidentali nei negoziati sul nucleare e sviluppi le sue capacità economiche per uscire dalla crisi nonostante le sanzioni americane.

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Questo, secondo i suoi sostenitori che si sono raccolti in una piazza di Teheran, è ciò che l'ultraconservatore Ebrahim Raisi riuscirà a realizzare dopo che – ne sono sicuri – verrà eletto venerdì ottavo presidente della Repubblica islamica.

La vittoria di Raisi, attuale capo dell'apparato giudiziario, appare in effetti sempre più vicina. Gli ultimi sondaggi lo danno al 60% delle preferenze, mentre i cinque candidati rivali, di cui quattro anch'essi conservatori, si dovrebbero spartire le briciole. Dalla corsa si è invece ritirato il riformista Mohsen Mehralizadeh, un ex vice presidente poco conosciuto che non aveva alcuna speranza di vittoria.

Ma il risultato più atteso è quello dell'affluenza alle urne, in presenza di una campagna per l'astensionismo sostenuta da dissidenti e oppositori che fa leva sul malcontento popolare per la disastrosa situazione economica – imputata al malgoverno e alla corruzione oltre che alle sanzioni Usa – e alle promesse non mantenute di aperture politiche con le quali il presidente uscente Hassan Rohani era stato eletto nel 2013 e rieletto nel 2017.

Di fronte ai sondaggi che prevedono un'astensione di quasi il 60%, la Guida suprema Ali Khamenei si è rivolto alla nazione in un discorso televisivo avvertendo che se l'affluenza sarà bassa «la Repubblica islamica si indebolirà, il Paese diventerà vulnerabile al terrorismo e i nemici coglieranno l'occasione per interferire negli affari interni ed esercitare pressioni» su Teheran. Attraverso i loro mercenari nel Paese, ha denunciato la Guida, «le potenze sataniche», prime fra tutte gli Usa, cercano di far boicottare le elezioni e così di «creare una spaccatura tra il popolo e il sistema».

I segnali che arrivano da quest'ultima giornata di campagna elettorale sembrano confermare le previsioni di una scarsa affluenza e di una vittoria di Raisi, di fronte al quale ben poco sembrano poter fare gli altri candidati, tra i quali l'unico esponente del fronte moderato-riformista rimasto in gara, il governatore della Banca centrale Abdolnasser Hemmati. Per le strade si respira indifferenza, e i manifesti e striscioni elettorali che si vedono sono quasi tutti di Raisi.

Sulla Piazza Palestina, nel centro della capitale, sotto un sole cocente si sono dati appuntamento i suoi sostenitori, con la regia di un'organizzazione senza uguali, con la disposizione di sedie e la distribuzione di acqua insieme a bandierine iraniane e volantini. Eppure anche in questo caso non si sono viste più di due o tremila persone, ben poco rispetto ai grandi raduni delle appassionate campagne precedenti. Donne, uomini, giovani e bambini inquadrati in varie associazioni, culturali e sportive, sono stati accolti da un coro di ragazzi sul palco della manifestazione.