Dopo la fine della dittaturaL'Italia e mezza Europa fermano l'asilo ai siriani
SDA
9.12.2024 - 22:28
«Oggi siamo al fianco di tutti i siriani, nel Paese e nella diaspora, che sono pieni di speranza ma anche di coloro che temono un futuro incerto». La dichiarazione a nome dei 27 Paesi dell'Unione Europea – diffusa dall'alto rappresentante Kaja Kallas – è ancora fresca di posta elettronica quando dalle capitali già iniziano a fioccare, uno dopo l'altro, gli annunci di sospensione delle domane di asilo.
Keystone-SDA, SDA
09.12.2024, 22:28
SDA
I toni variano – l'Austria evoca le «espulsioni» mentre il Belgio assicura che chi si è «integrato» potrà restare – ma il messaggio appare chiaro: caduto Assad, scatta il giro di vite sulla protezione internazionale.
E anche il governo italiano opta per la sospensione dopo un vertice convocato a Palazzo Chigi dalla premier Giorgia Meloni.
Erano previsti rientri
I siriani, d'altra parte, per anni hanno occupato il primo posto nella lista delle nazionalità a cui veniva riconosciuto lo status di rifugiato, proprio a causa della sanguinosa guerra civile in corso, accompagnata dalla feroce repressione attuata dai vertici del regime.
Nell'ultimo anno, però, si erano levate più voci – tra queste l'Italia – a favore di una normalizzazione dei rapporti con Damasco, anche per agevolare il rientro dei rifugiati in certe parti del Paese, considerate ormai sufficientemente stabili. Un'operazione in realtà alquanto ardita dal punto di vista del diritto, secondo vari osservatori come Ong e agenzie internazionali.
Lo spauracchio della ripresa del flusso migratorio
L'Ue, attraverso un portavoce, ha sottolineato che, sebbene certi elementi facciano «ben sperare» – ad esempio la fiumana di siriani che rientrano in patria dai Paesi confinanti – è «troppo presto ancora» per valutare «gli effetti sulla dimensione migratoria».
«Il rientro o meno nel Paese è una decisione individuale, per ora giudichiamo che non ci siano le condizioni per rimpatri sicuri e dignitosi in Siria», ha però precisato il portavoce.
Intanto le capitali varano il primo passo, la sospensione appunto delle domande di asilo, e restano in attesa degli sviluppi sul campo temendo pure il fenomeno opposto, ovvero la ripresa dei flussi migratori se gli scontri tra fazioni dovessero avere la meglio.
Uno dopo l'altro, i paesi europei si sono mossi
La prima a muoversi è stata la Germania, seguita da Austria e Belgio; poi i Paesi scandinavi e Parigi; infine Londra e la Svizzera. L'Olanda pare molto incline ad aggiungersi presto.
La premier Meloni ha invece convocato una riunione sulla situazione in Siria, con i ministri competenti e i vertici dell'intelligence. «In un momento in cui i combattimenti ancora proseguono in alcune regioni della Siria, abbiamo ribadito l'assoluta priorità attribuita all'incolumità dei civili e alla necessità di assicurare una transizione pacifica e inclusiva», si legge nella nota diffusa da Palazzo Chigi, in cui si comunica la sospensione delle richieste di asilo «analogamente a quanto fatto da altri partner europei».
Filippo Grandi, commissario dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), ha avvertito dal canto suo che «saranno necessarie pazienza e vigilanza» prima che si possa arrivare a «ritorni volontari, sicuri e sostenibili».
Atteso un coordinamento
Sul fronte europeo la prima data utile per tentare un minimo di coordinamento è giovedì prossimo, nel corso del Consiglio Affari Interni, dove la Siria sarà affrontata a pranzo. Ma si tratta di una prima discussione informale.
Poi sarà la volta del Consiglio Affari Esteri e del Consiglio Europeo della prossima settimana. L'evoluzione dello scenario siriano s'interseca con il dibattito in corso tra i 27 sul concetto di Paese terzo sicuro, che ha ricadute importanti ad esempio sul tema dei rimpatri.
Lo scorso venerdì al Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) vi è stato un primo giro di tavolo sulla questione, che sarà poi affrontata più in profondità – spiega una fonte europea – «nella prima parte del 2025».