Medio Oriente L'ONU su Gaza: «L'impatto psicologico e il trauma sono profondi»

SDA

14.10.2025 - 18:03

Dino a che la ricostruzione non sarà terminata, migliaia di palestinesi sfollati continueranno ad essere costretti a vivere in rifugi di fortuna.
Dino a che la ricostruzione non sarà terminata, migliaia di palestinesi sfollati continueranno ad essere costretti a vivere in rifugi di fortuna.
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La distruzione fisica di Gaza corrisponde all'annientamento psicologico delle persone che l'abitano, e gli effetti si sentiranno per generazioni. Un trauma «profondo» simile a quello provocato dalla «Nakba», la «catastrofe» in arabo, l'allontanamento dei residenti dalla Palestina conseguente alla creazione di Israele nel 1948.

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A fare il parallelo è stato Balakrishnan Rajagopal, relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto a un alloggio adeguato. Che ha messo in guardia: «L'impatto psicologico e il trauma sono profondi».

D'altronde, le immagini della Striscia ridotta a detriti lasciano pochi dubbi. Per il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) oltre l'80% degli edifici sono distrutti o danneggiati. A Gaza City la percentuale arriva al 92%. In piedi resta ben poco.

L'organizzazione stima che sia necessario sgomberare almeno 55 milioni di tonnellate di macerie. Le operazioni di rimozione sono iniziate, ma la presenza di ordigni inesplosi le ostacola. Non solo: man mano che si procede vengono ritrovati cadaveri.

Dall'entrata in vigore del cessate il fuoco le squadre di soccorso hanno recuperato oltre 250 corpi, alcuni dei quali giacevano per strada. Il bilancio di quasi 68'000 vittime dell'autorità che governano Gaza sembra destinato a salire. La loro stima è che oltre 10'000 persone siano ancora sotto le macerie.

Un «domicidio»

L'obbiettivo adesso è ricostruire Gaza, ha spiegato l'anziano leader della Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen. Una cosa che «richiede sforzi internazionali e arabi».

Jaco Cilliers, funzionario del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp), ha spiegato che alcuni paesi, come Stati Uniti o alcuni paesi arabi ed europei, sono disponibili a contribuire ai 70 miliardi di dollari necessari per la ricostruzione.

Ma fino a che la ricostruzione non sarà terminata, migliaia di palestinesi sfollati continueranno ad essere costretti a vivere in rifugi di fortuna. Non a caso Rajagopal ha chiesto che Israele permetta la consegna di tende e roulotte. Bisogna consentire i transiti ai valichi.

«Soccorsi e aiuti non sono possibili a meno che Israele non smetta di controllare tutti i punti di accesso» ha aggiunto. Sottolineando che il «domicidio», cioè la distruzione sistematica delle abitazioni nella Striscia, è «tra i principali modi in cui è stato commesso questo genocidio».