Riunione straordinaria L'UE cerca una linea comune sul conflitto in Medio Oriente, von der Leyen nel mirino

SDA

16.10.2023 - 19:45

A finire sul banco degli imputati è la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, al centro del fuoco incrociato dei governi per il suo viaggio in Israele
A finire sul banco degli imputati è la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, al centro del fuoco incrociato dei governi per il suo viaggio in Israele
Keystone

Un Consiglio europeo straordinario, convocato in tutta fretta sabato sera, per definire «una posizione comune» sul conflitto in Medio Oriente, le sue conseguenze e gli sviluppi sul campo.

Keystone-SDA

A dieci giorni dall'attacco di Hamas in Israele, i leader Ue si riuniscono in videoconferenza per definire «una linea d'azione chiara e unitaria» su uno dei dossier di politica estera da sempre più delicati e divisivi.

E a finire sul banco degli imputati è la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, al centro del fuoco incrociato dei governi per il suo viaggio in Israele – intrapreso senza averne ricevuto il mandato – e per il suo silenzio su Gaza interrotto solo dopo una settimana.

Un atteggiamento che, è la riflessione di diversi diplomatici Ue, suscita preoccupazioni circa la «credibilità» del continente sulla scena internazionale. E rischia di trasformarsi in un boomerang per la numero uno di Palazzo Berlaymont impegnata, pur ancora sottotraccia, a lavorare per guadagnarsi un secondo mandato alle Europee del 2024.

Von der Leyen nel mirino

La riunione dei Ventisette, al via martedì alle 17.30, «è stata indetta secondo i Trattati», ha messo in chiaro un alto funzionario europeo, ribadendo che «la politica estera è materia dei Paesi membri». Una stoccata diretta alla presidente Ue, nel mirino soprattutto di Spagna, Irlanda, Belgio e Francia per aver travalicato le sue competenze recandosi in Israele e – questa l'accusa dei più critici – essersi sostituita non solo al Consiglio europeo, ma anche all'Alto rappresentante Josep Borrell, custode della diplomazia comunitaria. 

Nel corso del suo viaggio von der Leyen non ha fatto riferimenti espliciti alla necessità del rispetto del diritto internazionale da parte di Israele. Una linea «non conforme», nella visione di parte delle capitali, alle diverse sensibilità nazionali. E sulla quale la politica tedesca è stata poi costretta a correggere il tiro. Anche se a Palazzo Berlymont si dicono convinti che la linea assunta dalla presidente ha seguito una sua coerenza: la priorità, viene spiegato, era parlare con la parte israeliana senza affidarsi a tweet o dichiarazioni quotidiane.

Altri 50 milioni per i civili di Gaza 

Sabato, in ogni caso, Bruxelles ha annunciato lo stanziamento di altri 50 milioni di euro per i civili di Gaza. Aiuti umanitari caldeggiati da Borrell, concordati dai Ventisette, e garantiti ora anche da un ponte aereo attraverso l'Egitto con i primi due voli che saranno effettuati «in settimana» trasportando materiale proveniente anche dall'Unicef. L'annuncio è arrivato dalla stessa von der Leyen, che da Tirana ha scandito: «I palestinesi di Gaza non possono pagare il prezzo della barbarie di Hamas».

Il cambio di rotta non è però bastato a distendere gli animi tra i governi impegnati in un «dialogo franco» per raggiungere una linea comune. Il conflitto, nelle parole del presidente del Consiglio europeo Charles Michel, porterà «molte conseguenze».

Per questo sul tavolo dei leader finiranno i rischi di nuove ondate migratorie da Gaza e di un riacutizzarsi dell'estremismo. Tutte sfide che, ha esortato Michel, richiedono «unità». La quadra andrà poi trovata anche sui temi sensibili del cessate il fuoco e degli ostaggi nelle mani di Hamas. Le bocche restano cucite sul numero degli europei che figurerebbero tra i 199 rapiti. Ma i contatti diplomatici tra i Paesi Ue e quelli mediorientali «sono intensi».