Politica La Corte suprema spagnola nega l'amnistia a Puigdemont

SDA

1.7.2024 - 20:23

La Corte suprema iberica ha negato la concessione del provvedimento all'ex presidente della Catalogna Carles Puigdemont (foto d'archivio).
La Corte suprema iberica ha negato la concessione del provvedimento all'ex presidente della Catalogna Carles Puigdemont (foto d'archivio).
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L'amnistia per gli indipendentisti catalani non chiude i conti tra Carles Puigdemont e la giustizia spagnola. La Corte suprema iberica ha infatti negato la concessione del provvedimento, approvato un mese fa dal Parlamento, all'ex presidente della Catalogna: una decisione che mantiene in vigore l'ordine di arresto decretato a suo tempo dal giudice che lo vuole sul banco degli imputati per il tentativo secessionista da lui guidato nel 2017.

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Ma il diretto interessato ha già fatto sapere, tramite il suo partito Junts per Catalunya, di non voler cambiare i propri piani: tornare a Barcellona nel caso in cui, entro fine agosto, venga scongiurata una ripetizione delle amministrative catalane tenutesi lo scorso maggio (vinte dal Partito Socialista senza maggioranza assoluta) e ci sia l'investitura di un nuovo governatore.

L'ultima decisione giudiziaria sul caso di Puigdemont riguarda anche altri ex membri del suo governo regionale catalano: da un lato Antonio Comín e Lluis Puig, come lui stabilitisi all'estero dopo il tentativo secessionista del 2017, dall'altro Oriol Junqueras, Raül Romeva, Jordi Turull e Dolors Bassa, a suo tempo condannati al carcere per gli stessi fatti, salvo poi ottenere l'amnistia dal governo Sánchez II (ma per i quali resta in vigore l'inibizione da cariche pubbliche).

Secondo la Corte Suprema, gli atti illeciti imputati loro per quanto riguarda l'accusa di appropriazione indebita (malversazione), ovvero aver utilizzato fondi pubblici assegnati alla Catalogna per organizzare un referendum secessionista non autorizzato, sono infatti da inquadrare tra le eccezioni rispetto alle condotte condonabili con l'amnistia.

Questo, spiega il tribunale, perché tale uso di fondi pubblici avrebbe comportato «benefici personali», caratterizzati da «un marcato carattere patrimoniale», e un danno agli «interessi finanziari» dell'Unione Europea.

«Non sorpresi» dalla presa di posizione della Corte Suprema

Mentre i diretti interessati preparano già ricorsi nelle opportune sedi (tra queste la Corte Costituzionale), ora si aprono nuove incognite sul piano politico, visto che l'amnistia era stata la principale concessione di Pedro Sánchez ai partiti secessionisti catalani per ottenere il loro sostegno al suo terzo mandato da premier.

Stando a quanto trapelato finora, i socialisti non dubitano della stabilità del governo nazionale e al contempo mantengono intatte le speranze di ottenere il via libera del Parlamento catalano per una giunta da loro guidata in minoranza.

Da parte loro, i partiti indipendentisti Esquerra Republicana e Junts per Catalunya si dicono invece «non sorpresi» dalla presa di posizione della Corte Suprema, che accusano di voler «interferire» su decisioni politiche, sicuri di poter procedere con le proprie strategie politiche, su cui però al momento non sciolgono le riserve.

«La Toga Nostra», è stato l'unico commento su X di Puigdemont sulla vicenda: un'allusione neanche troppo velata a un presunto atteggiamento mafioso della magistratura che ha deliberato sul suo caso.