Alleanza atlantica Ecco la risposta della Nato agli attacchi di Trump

SDA

14.2.2024 - 19:45

La Nato risponde a Donald Trump e anticipa, in parte, i dati contenuti nel prossimo rapporto annuale – pubblicato normalmente in primavera – per mostrare che gli alleati stanno effettivamente mettendo mano al portafoglio.

Immagine d'archivio.
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Il segretario generale Jens Stoltenberg ha dunque rivelato che circa due terzi dei Paesi membri, 18 per la precisione, nel 2024 arriveranno al famoso 2% del Pil in difesa.

Certo, molti devono ancora «fare di più» – l'Italia ad esempio – ma in generale la tendenza è chiara. «Il dato è aumentato di sei volte rispetto al 2014,», ha sottolineato Stoltenberg.

Il colpo di reni arriva alla vigilia della ministeriale Difesa della Nato e in concomitanza con una riunione di routine del formato di Ramstein, la coalizione di Paesi che sostiene militarmente l'Ucraina.

Il fronte è «statico» e gli analisti dell'Alleanza non si aspettano grandi variazioni, né da una parte né dall'altra, salvo forse qualche piccolo avanzamento da parte dei russi per ragioni puramente simboliche e di tornaconto elettorale per Vladimir Putin – nel mirino di Mosca c'è sempre la cittadina di Avdiivka, dove il Cremlino avrebbe ammassato 50.000 soldati in vista, forse, di una assalto all'arma bianca.

«I costi, in termini di uomini e mezzi, per Putin sono però astronomici», nota una fonte Nato. Kiev, nonostante il sostanziale fallimento della controffensiva di primavera, è riuscita poi a infliggere gravi colpi alla Russia, specie nel Mar Nero, come testimonia l'affondamento della nave da sbarco Caesar Kunikov. «Per l'Ucraina sono risultati notevoli», ha notato Stoltenberg.

I dilemmi interni alla NATO

Ma nessuno nasconde che il focus di questi giorni cade sugli affari interni dell'Alleanza. Intanto il dibatto se incardinare o meno il sostegno all'Ucraina in ambito Nato, interiorizzando in pratica Ramstein (ci sono pro e contro).

Poi la messa a terra dei piani regionali, testati dalla grande esercitazione in corso Streadfast Defender. Infine la preparazione del summit di Washington, per celebrare il 75 anni del patto atlantico, e parallelamente la nomina del successore di Stoltenberg (il premier olandese Mark Rutte è dato ormai per certo).

Ecco i Paesi virtuosi

L'annuncio sui 18 in regola va visto dunque in quest'ottica, con un certa esigenza a creare una «narrazione positiva» intorno alla Nato.

Nello specifico, Stati Uniti a parte, i Paesi virtuosi certi sono Polonia, Grecia, Estonia, Lituania, Finlandia, Romania, Ungheria, Lettonia, Regno Unito e Slovacchia.

Tra le 'new entry' del 2024 si contano senz'altro Germania e Danimarca. Per gli altri quattro si dovrà attendere.

Stoltenberg ad ogni modo ha tenuto il punto e non ha risparmiato critiche dure a The Donald. «Non dobbiamo minare la credibilità della nostra deterrenza e questo riguarda sia le capacità in cui stiamo investendo sia il modo in cui comunichiamo, perché la deterrenza è nella mente dei nostri avversari», ha risposto a chi lo incalzava sulle affermazioni del tycoon.

Gli unici a far ricorso all'articolo 5 sono stati gli Stati Uniti

Peraltro Stoltenberg ha ricordato che l'articolo 5 – il tutti per uno e uno per tutti dell'Alleanza, la clausola per la difesa collettiva – è stato invocato solo una volta e proprio dagli Stati Uniti, dopo l'11 settembre.

«Centinaia di migliaia di soldati europei e canadesi hanno servito in Afghanistan, pagando anche il prezzo più alto». Il 'sec-gen' al contempo ha spezzato una lancia a favore di Trump.

«Le critiche che sentiamo non riguardano principalmente la Nato, ma gli alleati che non spendono abbastanza: è un punto valido ed è un messaggio che è stato trasmesso da varie amministrazioni statunitensi», ha sferzato. «La buona notizia è che è esattamente ciò che gli alleati stanno facendo».