Russia«L’attacco contro Alexei Navalny è la goccia che ha fatto traboccare il vaso»
Gil Bieler
1.2.2021
Avvelenato, poi arrestato: la sorte di Alexei Navalny suscita inquietudine al di là delle frontiere della Russia. Quali sono le minacce che incombono sull’oppositore al Cremlino e quali sono i piani di Vladimir Putin? Il professore Ulrich Schmid dell’Università di San Gallo ci fornisce elementi per rispondere a queste domande.
Signor Schmid, le forze di sicurezza russe hanno duramente represso le manifestazioni dei partigiani di Alexei Navalny nel corso del weekend: questo è un segno di nervosismo da parte del Cremlino?
Bisogna certamente interpretarlo da questo punto di vista, sì. Il primo colpo del Cremlino non ha funzionato: il governo aveva urlato chiaro e forte che Alexei Navalny sarebbe stato arrestato qualora fosse tornato in Russia. Ma invece di lasciarsi intimidire, Navalny ha ignorato la minaccia e attaccato a testa bassa. Ha contrastato la sfida imposta dal Cremlino con un attacco ancora più forte: ha rifiutato un’esistenza sbiadita da rifugiato politico in Germania per ritornare nella fossa dei leoni.
Immediatamente dopo il suo ritorno, è stato condannato a 30 giorni di prigione. Paga dunque un prezzo altissimo.
Almeno secondo l’opinione pubblica occidentale, il suo calcolo si è rivelato giusto: dopo essere stato vittima di un avvelenamento orchestrato dai piani alti, lotta ancora più energicamente contro lo Stato russo, basato sul non diritto. Le prove che i servizi segreti fossero dietro il tentativo di assassinio sono in effetti schiaccianti.
Qual è la situazione attuale in Russia? Sta diventando un eroe popolare?
All’interno dell’opinione pubblica russa, Navalny ha molti consensi, ma principalmente tra coloro che hanno meno di 35 anni, i quali utilizzano Internet. Invece, tra le fasce d’età più anziane e rurali che si informano attraverso la televisione pubblica, è considerato come un criminale, un portatore di problemi. I media statali non mancano mai di sottolineare che Navalny è già stato condannato in due casi di presunta frode, senza dimenticare che si è difeso alla corte europea dei diritti dell’uomo a Strasburgo e che ha vinto la sua causa.
Allo stesso modo, si evita probabilmente di menzionare l’avvelenamento, non è vero?
Esattamente. L’interpretazione russa, riportata dallo stesso Vladimir Putin è che si tratti di una messinscena orchestrata dei servizi segreti occidentali per danneggiare la Russia.
L'intervistato
zVg
Ulrich Schmid è professore di cultura e società russe all’università di San Gallo.
Le proteste che hanno avuto luogo sono state le più importanti da diversi anni a questa parte. Perché tante persone ne hanno abbastanza proprio in questo momento?
L’attacco contro Navalny ha suscitato l’indignazione di una parte della popolazione che era pronta a protestare. Queste persone sono da tempo scontente dello status quo, che si traduce per esempio nella mancanza di possibilità di partecipazione politica. È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
E in quale misura il film di Alexei Navalny sul lussuoso palazzo di Vladimir Putin ha contribuito a questo?
Non esagererei sull’importanza di questo film. Nell’opinione pubblica circolano alcune voci su questo palazzo da diversi anni. Non si tratta dunque di una grande sorpresa, ma piuttosto di una conferma di ciò che si sospetta già da un certo periodo: che la corruzione si estenda fino a Putin.
«Navalny sa che con la questione della corruzione può riunire un numero particolarmente importante di persone...»
Dove si può porre Alexei Navalny sul piano politico?
Aveva un passato nazionalista, ma ha cercato di staccarsene in seguito. Poi è diventato famoso con una tematica abbastanza apolitica, ovvero la lotta contro la corruzione. Ha innanzitutto svelato e criticato le pratiche di traffici loschi dei mercati pubblici su un sito web e oggi è a capo di un fondo di lotta contro la corruzione. Prima di quello sul palazzo di Putin, ha anche pubblicato dei film sul suo fedele compagno d’armi Dmitri Medvedev, oltre che sul suo ex procuratore generale Iouri Tchaïka. Navalny sa che con la questione della corruzione può riunire un numero particolarmente importante di persone e vuole dunque coprire uno spettro politico più largo possibile. Tuttavia, sul piano politico non riesce veramente a far aderire la gente alla sua causa.
Ma è considerato come la più influente figura di opposizione.
C’è stato un sondaggio realizzato dall’istituto privato e indipendente Levada nell’agosto 2020. Abbiamo chiesto alla gente se avrebbe votato per Navalny come presidente. Soltanto il due per cento delle persone interrogate ha risposto «Sì».
Alexei Navalny come ha potuto distanziarsi dalla sua posizione un tempo nazionalista?
Si considera sempre un patriota russo. I suoi partigiani hanno spesso con loro la bandiera nazionale russa per mostrare che rappresentano la «vera» Russia. Navalny ha anche una posizione chiara sulla questione della Crimea: non vuole restituire la penisola all’Ucraina.
Lei sostiene che Navalny piace soprattutto ai più giovani: essi sono particolarmente critici nei confronti del governo?
I giovani sono soprattutto più mobili, sia sul piano privato che su quello professionale. Il governo fa finta che la Russia sia una società moderna – ma sulla base di valori diversi da quelli dell’Occidente. Al posto delle libertà individuali del liberismo, vengono difesi dei valori conservatori. Questo messaggio passa bene alle generazioni dei più anziani, ma i più giovani vedono perfettamente come funzionano le società occidentali e che la loro patria è in ritardo sul piano politico.
«I giovani vedono che la loro patria è in ritardo sul piano politico.»
Quali sono le possibilità di cambiamento in Russia oggi?
Ciò dipende dalla durata della mobilizzazione che Navalny è in grado di provocare. Bisogna constatare che ci vuole molto coraggio per scendere in piazza in Russia al giorno d’oggi.
Cosa bisogna aspettarsi per Alexei Navalny?
Per aver invocato proteste non autorizzate, deve già fare i conti con nuove accuse. In Russia, le pene per questo sono draconiane. Non soltanto è assolutamente inconcepibile che la pena sospesa di tre anni e mezzo di Navalny sia commutata in una reclusione carceraria, ma potrebbe anche essere condannato a un’altra pena di diversi anni per incitazione a disordini di grande portata. Sarebbe questo un nuovo scenario alla Khodorkovski: la figura di opposizione Mikhaïl Khodorkovski ha infatti trascorso dieci anni in prigione prima di essere liberato e di fuggire verso l’Occidente.
Qual è l’obiettivo di Navalny, in definitiva?
Immagino che tutto ciò che ha fatto sinora si iscriva nel quadro delle elezioni presidenziali del 2024. Che voglia influenzare il voto attraverso le sue azioni spettacolari e audaci.
Berna esprime la sua inquietudine
Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha espresso la sua inquietudine circa l’arresto di Alexei Navalny al suo ritorno a Mosca e per la sua condanna. «La giustizia dev’essere indipendente dalla politica e rispettare i diritti umani», ha dichiarato il DFAE all’agenzia di stampa Keystone-ATS. I procedimenti giudiziari non devono essere utilizzati come mezzo di persecuzione politica, ha aggiunto l’istituzione. La Svizzera chiede anche alla Russia di aprire un’inchiesta indipendente sull’avvelenamento di Alexei Navalny.
Sappiamo cosa preveder Vladimir Putin per il futuro? Dopotutto, ha già 68 anni.
L’anno scorso, ci sono stati alcuni segnali della volontà di Putin di mantenere tutte le opzioni aperte per il 2024. Da un lato è vero che la riforma costituzionale approvata dal popolo gli dà la possibilità di effettuare due nuovi mandati di sei anni. Ma Putin potrebbe anche far insediare un presidente debole e fedele – come Medvedev tra il 2008 e il 2012 – e tirare i fili dietro le quinte. Oppure potrebbe prendere il posto del presidente del Consiglio di Stato, costituzionalizzato l’anno scorso. Infine, potrebbe chiedere di essere nominato senatore a vita. In ogni caso, se si ritira, la revisione della costituzione gli garantisce l’immunità. Tante cose sono possibili.
Il problema di Putin è che è semplicemente insostituibile?
Putin ha trascorso 20 anni al potere, se si conta il suo periodo come Primo ministro dal 2008 al 2012, quando era il numero due. Ha avuto dunque più tempo del necessario per inserire i suoi uomini di fiducia in tutti i posti chiave. Putin non è un autocrate: se mai dovesse cadere o ritirarsi ad un altro ruolo, il sistema che ha instaurato persisterebbe certamente.