Intervista«Le affermazioni di Donald Trump sono inaudite»
Di Gil Bieler
4.11.2020
Il presidente degli Stati Uniti ha rivendicato prematuramente per sé la vittoria elettorale: se può sembrare oltraggioso, tuttavia il fatto non sorprende dato che si parla di Donald Trump. Abbiamo intervistato il professor Christoph Frei dell’Università di San Gallo, che ci spiega come potrebbe evolvere la situazione.
Professor Frei, la conta dei voti non è ancora terminata, ma il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è comunque apparso davanti alle telecamere per dichiarare la propria vittoria. Che cosa ha in mente?
Innanzitutto, si sta avverando quello che gli osservatori avevano previsto: fedele al proprio stile, Trump si dichiara vincitore ancor prima che vengano conteggiati i milioni di voti ricevuti per corrispondenza. E farà di tutto per impedire che quei voti vengano considerati.
In passato, il presidente ha dichiarato in un tweet che i voti non sarebbero più stati validi dopo la chiusura dei seggi elettorali. Joe Biden, invece, ha sottolineato davanti ai suoi sostenitori che ogni voto conta. Quale versione corrisponde al vero?
Ognuno parla in base a ciò in cui crede. Ma è straordinario quello a cui ci siamo abituati durante questa presidenza. Le dichiarazioni di Donald Trump sono inaudite. Ieri sera, alle 23 ora locale, ha pubblicato un tweet: «Stiamo vincendo, ma ci vogliono rubare la vittoria.» Dobbiamo essere consapevoli di quello che il presidente degli Stati Uniti sta continuando a ribadire, anche durante le elezioni: i democratici non fanno che imbrogliare. Già in passato ha affermato più volte: se vincono i democratici, qualcosa non va. Il risultato è che ormai prendiamo spesso atto di tali dichiarazioni senza battere ciglio.
We are up BIG, but they are trying to STEAL the Election. We will never let them do it. Votes cannot be cast after the Polls are closed!
Tuttavia, dichiarando prematuramente la propria vittoria elettorale, Trump non si è spinto al di là di siamo abituati ad aspettarci persino da lui?
A proposito di Christoph Frei
zVg/HSG
Christoph Frei è professore di scienze politiche, con una specializzazione in relazioni internazionali, all'Università di San Gallo. Ha anche condotto delle ricerche negli Stati Uniti.
Affatto. Come ho spiegato, gli osservatori ipotizzano da settimane che Trump avrebbe rivendicato la vittoria con il conteggio ancora in corso. In altre parole, che avrebbe anticipato il risultato e screditato ogni altra versione dei fatti definendola manipolata e corrotta.
Tutto questo come incide sul risultato elettorale?
Ora dobbiamo avere pazienza e aspettare. Forse ci vorranno diversi giorni prima che tutti i voti vengano conteggiati, a patto che questo avvenga regolarmente e che non si verifichino ulteriori strumentalizzazioni da parte del presidente e del suo partito. Se Trump farà quello che ha annunciato sempre più apertamente negli ultimi giorni, ovvero intervenire su ogni fronte possibile, come minimo assisteremo a una battaglia legale.
C’è la possibilità che i risultati vengano manipolati?
Il presidente è un uomo dalle mille risorse. I Parlamenti di molti stati cruciali, come il Wisconsin e la Pennsylvania, sono nelle mani dei repubblicani. Trump potrebbe insistere che sul fatto che siano chiari segnali di frode nel voto popolare e, di conseguenza, potrebbero essere i Parlamenti a decidere il colore politico dei voti degli elettori. Il quadro giuridico, quindi, lascia spazio a diverse possibilità di manipolazione.
La corsa elettorale si è rivelata più serrata di quanto molti osservatori si aspettassero. Perché?
Se si osservano più da vicino i risultati disponibili, i sondaggi, che spesso vengono prematuramente criticati come inesatti, non erano affatto sbagliati. Ovunque Trump sia ora «sorprendentemente» in testa, il risultato rientra comunque nell’intervallo delle previsioni. Era chiaro che tutto si sarebbe giocato sui cosiddetti «swing state», gli stati in bilico, nei quali la campagna elettorale è stata particolarmente competitiva. Trump si è aggiudicato tutti gli Stati in bilico nei quali doveva per forza vincere per rimanere in corsa. Se avesse perso il Texas o la Florida, per lui sarebbe stata la fine. Non mi sorprende affatto che lì Trump abbia vinto. Allo stesso tempo, però, sto vivendo anche un déjà vu delle elezioni del 2016.
In che senso?
Molte persone leggono e ascoltano solo quello in cui vogliono credere. I desideri sono più forti del senso critico.
Almeno, i temuti scontri tra i sostenitori dei due avversari non si sono concretizzati. È un buon segno?
Messo in questi termini, sì! Ma occorre tenere conto del quadro generale. Gli Stati Uniti sono stati per diversi decenni la principale potenza del mondo occidentale. Oggi c’è il sospetto che non siano più in grado di organizzare elezioni libere e regolari – ancora non lo sappiamo. Pertanto, mi chiedo: che cosa dobbiamo aspettarci se non potremo più nemmeno essere certi che il giorno delle elezioni tutto si svolga in maniera tranquilla e civile in quella che si presume essere la più grande democrazia al mondo? Questo ci riporta a quanto detto prima, a quante cose nuove ci siamo abituati negli ultimi quattro anni.
Se Trump riuscisse a essere rieletto, si sentirebbe comunque autorizzato a mantenere il suo atteggiamento attuale?
Il presidente Trump non si smentisce mai. Nessuno si aspetta che lo vedremo mai alzarsi e ammettere apertamente la propria sconfitta, anche se i numeri lo dovessero confermare. La sua forma mentis non lo permette. Né dovremmo aspettarci, in futuro, una politica di riconciliazione da parte sua. Tirerà dritto per la sua strada il più a lungo possibile. E nessuno, davvero nessuno dovrebbe sottovalutare quest’uomo e ciò che è in grado di smuovere.