Francia Lecornu tenta l'ultima carta, Retailleau apre spiragli e Macron medita di dimettersi

SDA

7.10.2025 - 20:30

Sebastien Lecornu ha le ore contate 
Sebastien Lecornu ha le ore contate 
KEYSTONE

È una corsa contro il tempo quella di Sébastien Lecornu, il primo ministro dimissionario della Francia, incaricato dal presidente, Emmanuel Macron, di trovare entro domani sera una quadra per uscire dal caos e dall'incertezza politica che attanagliano la seconda economia della zona euro.

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Mentre Marine Le Pen e Jordan Bardella (Rassemblement National) boicottano i negoziati dell'ultima chance con il primo ministro e moltiplicano gli appelli per un imminente ritorno alle urne, Lecornu ha ricevuto per tutto il giorno le forze politiche a Matignon.

Obiettivo? Arrivare ad una sorta di governo di scopo che porti a casa almeno due priorità per la République: il varo di una manovra finanziaria per il 2026 e l'avvenire istituzionale della Nuova-Caledonia.

Retailleau: «I Républicains sono pronti a governare»

Dopo aver minacciato di uscire dal governo in aperta polemica con Lecornu, il presidente dei Républicains (LR) e ministro dell'Interno dimissionario, Bruno Retailleau, indicato da molti come principale fautore della crisi, ha aperto intanto uno spiraglio per un eventuale ritorno del suo partito nel futuro esecutivo.

I Républicains, ha detto ai microfoni di CNews, sono «pronti a governare» a condizione che si tratti di una «coabitazione» con i macroniani e che i repubblicani «non vengano diluiti» nel campo presidenziale.

Dopo le dimissioni Lecornu incontra gli alleati

All'indomani delle dimissioni shock, a solo 14 ore dalla nomina del governo – qualcosa di mai visto nella storia della Quinta Repubblica francese – Lecornu ha cominciato con l'incontrare gli alleati di Renaissance, insieme ai centristi di Horizons e del Modem, come anche i presidenti di Camera e Senato, Yäel Braun-Pivet e Gérard Larcher. Domani mattina sarà il turno di Partito socialista ed ecologisti, che chiedono a loro volta una «coabitazione» con un «primo ministro di sinistra».

Le Pen, Bardella e Mélenchon declinano l'invito

Forte dei sondaggi che lo danno come strafavorito in caso di elezioni anticipate, il Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella ha declinato l'invito, come anche la France Insoumise (LFI) di Jean-Luc Mélenchon, ribadendo la richiesta di scioglimento parlamentare. «Questi negoziati finali – attacca il partito dalla Fiamma tricolore – non hanno più come obiettivo di tutelare gli interessi dei francesi ma quelli del presidente stesso».

Macron valuta l'idea di dimettersi

Macron, che dopo averne accolto le dimissioni, ha dato al premier uscente 48 ore supplementari per tentare di giungere ad una «piattaforma di azione per la stabilità dei Paese», sembra perdere pezzi anche nel proprio campo.

Il suo ex primo ministro (2017-2020) e capo della piccola formazione di centrodestra Horizons, Edouard Philippe, lo esorta ormai a lasciare prima della prevista scadenza del mandato all'Eliseo, nel 2027, chiedendo al capo dello Stato di organizzare elezioni presidenziali anticipate dopo il varo di una Finanziaria per il 2026.

Ieri, un altro ex premier a suo tempo vicinissimo a Macron, il giovane Gabriel Attal, ha seccamente preso le distanze dal suo ex mentore, di cui dice di «non comprendere più le scelte».

L'attuale segretario di Renaissance respinge tuttavia l'ipotesi di dimissioni presidenziali, da tempo invocate dagli Insoumis, ritenendo che «tutto il nostro equilibrio democratico ne verrebbe fragilizzato».

Verso un governo di sinistra ed ecologista?

Dinanzi all'ipotesi urne – tra le opzioni più probabili se la missione Lecornu non dovesse andare in porto – ecologisti e LFI si appellano alla sinistra per l'adozione di un programma comune a beneficio della Francia.

Un messaggio rivolto, in particolare, al Partito socialista, poco incline a ripristinare i rapporti con gli Insoumis. Il segretario socialista, Olivier Faure, che domani verrà ricevuto alle 10 da Lecornu, ha organizzato oggi una videoconferenza, a cui era convocata l'intera gauche fatta eccezione per LFI. L'intento? «Nominare a Matignon un governo che formerà un governo di sinistra ed ecologista».

Bardella pronto a candidarsi

Dall'altra parte dello scacchiere politico, Jordan Bardella, si prepara: «Se domani dovessero esserci delle elezioni legislative, vista la gravità del momento, è effettivamente molto probabile che sia candidato», ha dichiarato il delfino di Marine Le Pen, dicendosi «pronto a tendere la mano» ai Républicains per un accordo di governo.

Intanto, il presidente del Medef, Patrick Martin, esprime «collera e inquietudine» sulla situazione politica del Paese, recentemente colpito dal downgrade di Fitch.